sabato 14 maggio 2016

INTERVISTA








Intervista di Renzo Montagnoli a Giovanna Giordani, autrice della silloge poetica Sulla riva del fiume, edita da Aletti.


Insomma, ti sei decisa anche tu a mettere in un bel volume le tue poesie, una sorta di transfer che dà tangibilità alle stesse. La silloge prende il titolo da quello di una poesia nella stessa contenuta, ma questa visione di un fiume, addolorato, per le perdite subite durante una piena mi richiama un po’ il concetto della vita, con i suoi alti e bassi, gli accrescimenti e appunto anche le perdite. E’ così?

Prima di tutto, Renzo, ti ringrazio per questa intervista della quale mi sento onorata. Poi, sì, hai colto nel segno. Il fiume è il mio amico d’infanzia sulle cui rive mia madre conduceva noi bambini al seguito di mio padre appassionato pescatore. Ricordo che mi soffermavo spesso ad osservare l’incessante lento scorrere delle sue dense acque verdastre provando anche un vago senso di timore per la forza che percepivo in esse e per quella loro mancanza di trasparenza. Probabilmente è proprio da allora che, nel mio inconscio, ho percepito il fiume come metafora della vita.  

 Questa silloge non è tematica, ma riunisce tutte le poesieo almeno le migliori, che hai scritto fino ad ora. Così c’è spazio per un fantastico-epico, per i sentimenti e anche, e soprattutto, per la natura. In ogni caso, come sovente accade, l’ambiente riveste una notevole importanza per stimolare la creatività. Quanto è determinante per te l’atmosfera solenne, e semplice al tempo stesso, delle montagne fra cui vivi?

Che bella domanda! Forse si è capito dalle poesie che io ho un amore infinito per le mie montagne. Mi ritengo fortunata di vivere in mezzo a loro. Mi donano bellezza,  serenità e  magia mentre le sento vegliare sulla mia vita come amiche fedeli.
Sprigionano poesia da tutti i pori, sono opere d’arte naturali e, come tu stesso asserisci, ricche di quella “nobile semplicità e quieta grandezza” che tanto auspicava  per la pittura e la scultura il critico Winkelmann.

Pure a me le montagne donano le sensazioni che hai detto. E ora veniamo a una domanda classica: che cos’è per te la poesia?

Quando ero un’adolescente che teneva ben chiusi nel cassetto i primi tentativi di poesia, avevo scritto questa definizione: “Poesia è scendere nel mondo puro dell’anima”. Oggi penso che potrei  ampliare questo concetto aggiungendo, ad esempio:  poesia è comunicazione (prima con il proprio io e poi con gli altri), è sintonia di percezioni fra le anime, è la voce del silenzio, anche quello delle cose inanimate, è opera d’arte di parole, è balsamo, è necessità, è “l’oltre”, è musica, è armonia, è bellezza, è un fuoco d’artificio, è il miagolio della mia gatta e il cinguettio che proviene dalla chioma degli alberi,  è l’arcobaleno dopo il temporale ed anche il temporale stesso, è la migliore amica della ragione, è sincerità, è fragilissima forza e meraviglioso mistero ed è altro e altro ancora….

Oggi, assai di più che nel passato, sono tanti gli italiani che scrivono poesie e molti di loro arrivano anche a pubblicarle. Tuttavia, il mercato è asfittico, nel senso che l’offerta è sempre ampiamente superiore alla domanda. Secondo te, per quale motivo si legge così poco la poesia?

Difficile dirlo.  Ci provo comunque: innanzitutto penso che bisogna essere particolarmente appassionati del genere. Se c’è tanta offerta significa  che la poesia è nella gente e desidera esternarla e condividerla. E questa, a parer mio, è già una ricchezza. Con l’avvento del web poi c’è la possibilità di fruirne gratuitamente a scapito certo dell’eventuale  acquisto dei libri. Del resto ognuno deve fare i conti con il proprio portafoglio! Dici che si legge poca poesia? Può darsi. C’è da dire che è diverso leggere un racconto o un romanzo, dal leggere poesia. La prosa cerca di proiettare la realtà dell’interno all’esterno arricchendola con infiniti particolari, la poesia  prende la realtà esterna e la interiorizza. Per usare una metafora naturalistica direi che la prosa è come un vivace torrente o un fiume che scorre fra diversi paesaggi verso la sua foce, mentre la poesia è un laghetto smeraldino nascosto fra i monti che fa da specchio al paesaggio circostante. Il torrente e il fiume sono facili da incontrare nel nostro quotidiano, diciamo che sono alla portata di tutti, mentre il laghetto smeraldino bisogna andare a cercarlo, magari lungo ripidi sentieri. Ma la sua vista procurerà in noi  una gioia insospettata ed appagante.
Questa è la poesia e chi la ama la cerca, costi quel che costi.

Può essere uno dei motivi, come anche il fatto che a scuola non venga insegnata la poesia come si dovrebbe, relegandola spesso al ruolo d’incomodo per l’insegnante e per gli allievi. Resta comunque valido che, come per la narrativa, se non si leggono molte sillogi poi è ben difficile riuscire a scriverne. Al riguardo, qual è stato il poeta ( o i poeti) che su di te ha maggiormente esercitato il suo ascendente e per quali motivi?

Riguardo alla scuola penso sia vincolata dai programmi e forse punterà più che altro a formare gli studenti per il mondo del lavoro visto che ben pochi credo potranno permettersi di vivere con i proventi della poesia! Comunque, come detto poc’anzi, pur vivendo nell’odierna società della tecnologia e del disincanto c’è ancora tanto desiderio di poetare visto i tanti siti in materia che proliferano nel web. Allora, forse, non tutto è perduto!
Come ho scritto nelle poche righe di presentazione del mio libro, non ho avuto il tempo materiale per dedicarmi alla lettura come avrei voluto. Ma fin dalle elementari ero attratta dalle poesie che leggevo nel “sussidiario”. Il primo poeta poi che affascinò la mia adolescenza fu Ungaretti con il quale mi sono sentita subito in sintonia per il suo “chiaro” ermetismo e l’universalità del sentire che riusciva a esprimere in pochi versi. E poi tanti altri, dovrei fare un lungo elenco, che poi tutti più o meno conosciamo, a cominciare da Leopardi, Carducci, Pascoli, Gozzano, Saba, Montale, Pavese e via dicendo. Quale poeta al femminile mi piace la nostra Sibilla Aleramo ed anche Alda Merini, Ada Negri e tante altre. Fra gli stranieri Hermann Hesse, Rilke, Baudelaire, la Dickinson ed anche qui l’elenco sarebbe lungo. Ah, mi piace anche la poesia satirica di Trilussa. Diciamo che un libro di poesie entra nella mia casa come un ospite sul tappeto rosso che non se ne andrà più via!

Su quanto poco la scuola insegni in generale ci sarebbero da scrivere migliaia di pagine. Comunque dare il giusto risalto alla poesia significa formare criticamente gli allievi e la capacità di discutere di quel che viene studiato didatticamente finirebbe con l’essere di ostacolo allo scopo principale che è quello di fare del cittadino un oggetto del lavoro, e non certamente un soggetto. E allora mi riallaccio alla domanda con cui ti chiedevo perché ci sono pochi lettori di poesia. In una società senza più valori come la nostra non c’è spazio per lo specchio dell’anima, cioè la poesia. Al riguardo, qual’é la tua opinione?

Io non sono così pessimista. Non credo che non ci siano più valori, ma solamente una ricerca di autenticità e libertà. Purtroppo l’uomo e la società perfetta rimarranno sempre un’utopia. Quella che non dovrebbe mai scomparire è la buona volontà nel migliorare. Una bella cosa, ad esempio sarebbe quella di far capire ai nostri giovani la fortuna di non essere nati nel mezzo delle guerre e di apprezzare così il valore inestimabile della pace e cercare di salvaguardarlo. Anche su queste riflessioni si potrebbero scrivere fiumi di parole, ma tanti hanno già scritto tanto e bene prima di me. Riguardo alla poesia penso sia una “scoperta” che ognuno può fare individualmente a seconda della propria sensibilità e del proprio carattere. Le possibilità di leggere i poeti non mancano certo e nemmeno quelle di poetare. Anch’io ho dovuto essere un oggetto del lavoro fin dagli anni della prima giovinezza per aiutare la mia famiglia e guadagnarmi da vivere, ma la poesia mi ha atteso pazientemente perché sapeva che ci saremmo ritrovate. E così è stato. E mai più ci separeremo.

E visto che hai rotto il ghiaccio con questa “opera prima” e che l’appetito vien mangiando, hai in programma una nuova silloge?

A dire il vero questa pubblicazione è già la realizzazione di un sogno e per il momento sono contenta così. Magari continuerò a pubblicare qualcosa sui vari siti web.

Ognuno di noi ha sempre qualche cosa che desidera dire e attende invano la domanda, perché l’intervistatore ovviamente non è in grado di sapere di questo nostro desiderio. Ecco quindi che ti si offre l’opportunità di ovviare a questo inconveniente: se c’è una domanda a cui gradiresti tanto rispondere, ti chiedo di portela e, ovviamente, di rispondervi. E’ evidente che deve riguardare il campo letterario. E’ un’occasione unica, forse irripetibile e quindi sfruttala.

Visto che me lo chiedi, ecco una domandina semplice semplice:
perché dal tempo dei tempi ci sono più scrittori che scrittrici? Perché ci sono più poeti che poetesse?
E tu vorresti da me una risposta, Renzo! Francamente mi piacerebbe tanto che rispondesse un uomo a questa domanda. Dal  canto mio mi sembra di poter dire che il perché è forse dovuto ai pregiudizi ancestrali che ritenevano la donna un essere inferiore, addetto solo alla procreazione e alla cura domestica. E pertanto l’istruzione era principalmente prerogativa del maschio. Le eccezioni fortunatamente ci sono state. Le donne che appartenevano ad un ceto sociale elevato hanno avuto più opportunità in tal senso. Del resto non sono tanti anni che ci hanno dato il permesso di votare. Per fortuna, comunque, da qualche decennio la donna può godere di più opportunità che le permettono di valorizzare la sua intelligenza. Anche se, sbirciando certi programmi televisivi, mi pare che tanto cammino rimane ancora da fare per poter essere considerate più soggetti che oggetti.

Potrei controbattere dicendo semplicemente che gli autori maschi sono migliori, ma non è proprio così, perché la qualità letteraria è indipendente dal sesso. Comunque grazie per le risposte e alla prossima, con gli auguri per questa tua prima pubblicazione.


Sulla riva del fiume
di Giovanna Giordani
Aletti Editore
Poesia silloge
Collana “Gli emersi – Poesia”
Pagg. 64
ISBN: 9788876809668
Prezzo: € 5,00



giovigiordy@gmail.com

2 commenti:

  1. Un'intervista davvero interessante nella quale vengono toccati diversi e importanti argomenti. E' la stessa che lessi qualche tempo fa da Renzo? Non ne sono certa ma ricordo che anche allora mi coinvolse molto. Quella fu la prima volta in cui vidi una tua fotografia, era veramente bella.
    Anche oggi ho letto l'intervista con attenzione, senza fretta, ritrovando in essa il tuo pensiero, lo sguardo attento su ciò che avviene intorno. Molto interessanti anche le domande di Renzo sui vari argomenti che hanno come tema la poesia.
    Grazie, Giovanna.
    Piera

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    Risposte
    1. Carissima Piera, sei davvero sempre gentilissima. Sì, è l'intervista che hai già letto da Renzo ben...quasi sette anni fa. Quanta acqua è passata da allora sotto i ponti. L'ho riportata nel mio blogghetto perché mi è sembrata ancora valida, soprattutto quando parlo della fortuna dei nostri giovani a non essere nati durante le guerre... Speriamo che l'umanità prima o dopo capisca la stupidità delle guerre.
      Tornando alla poesia io credo che sarà una delle belle cose che sopravviveranno sul nostro pianeta. La poesia non possiede diamanti, nè alcuna ricchezza materiale se non quella del grande amore per il mistero della vita che vuol cantare con le sue parole e per questo, malgrado i suoi acerrimi nemici schernitori, non morirà mai.
      Grazie a te Piera, un abbraccio
      Giovanna

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