sabato 24 dicembre 2016

IL DONO





La scatola di latta della mamma era rimasta tale e quale come lei l’aveva lasciata prima di andarsene fra gli angeli.
Agnese l’aveva riposta sullo scaffale in soffitta pensando che un giorno o l’altro l’avrebbe aperta, ma con calma, non era una cosa da fare in fretta. Erano urgenti le incombenze della vita che andava avanti.
Dopo  tanti anni e vicende, fu in uno di quei pomeriggi uggiosi di fine novembre che Agnese si decise a salire in soffitta per riordinare.
Eccola là, fra un sacco di cianfrusaglie,  la scatola tanto familiare, sembrava chiedere di essere aperta al più presto. E Agnese decise che era arrivato il momento. Si strinse nel pesante maglione e, presa la scatola, la poggiò su un vecchio tavolino scrostato.
Un odore di stantio le impregnò le narici appena riuscì a sollevare il coperchio. L’umidità aveva lasciato il segno. Cominciò lentamente a prendere in mano il “tesoro” della mamma. Tutta una serie di rocchetti di filo colorato e da rammendo, qualche ditale (quelli recuperati dai tubetti della conserva), un logoro puntaspilli, un dado nero con i numeri bianchi, l’uovo di legno, un paio di forbici, un rosario, un bigliettino per condoglianze scritto con  la inconfondibile calligrafia della mamma “partecipo al vostro dolore”, rimasto lì perché sostituito probabilmente a causa di quell’antiestetico baffo d’inchiostro uscito dalla stilo,  e poi ancora un santino di San Leopoldo confessore, i biglietti degli annunci di matrimonio dei figli, il quaderno con incollate le ricette ritagliate dalla rubrica di zia Betta di Famiglia Cristiana, qualche moneta da 50 e 100 Lire.
Ma ecco che, nel frugare fra quegli oggetti testimoni di vita, Agnese si trovò fra le mani un rotolino di plastica legato da un nastrino riciclato chissà dove. Dopo averlo liberato dal nastrino, lentamente lo distese e si accorse che aveva le sembianze di un tappetino ornamentale. Non tutti i fiorami di plastica erano rimasti incorrotti e il tutto era piuttosto ingiallito. Il ricordo esplose subitaneo. Certo, era il regalo di Natale, di un lontanissimo Natale, che lei e il fratellino avevano comprato per la mamma. Avevano convinto il papà a dare loro una piccola somma ed erano corsi al negozio più vicino del paese, che poi era quello del fruttivendolo (dove però a volte erano esposti prodotti non strettamente agricoli...) carichi di speranza di trovare in fretta qualcosa poiché il tempo stringeva. Era la vigilia. Il tappetino era lì, sul ripiano fra le cassette di frutta, bello disteso, tutto bianco con bei ricami plastificati,  e il prezzo era adeguato alle loro possibilità.
Alla mamma doveva piacere. Infatti lei ringraziò con la sua consueta dolcezza e lo mise in bella mostra sulla credenza in cucina. Un ornamento così avrebbe impreziosito la festa a beneficio di tutta la famiglia, la piccola Agnese ne era convinta.
Poi ci fu il presepe, l’albero con le candeline vere,  le canzoni indimenticabili.
 E l’attesa di Gesù Bambino, con i suoi doni. Doni che spesso coincidevano con quelli che desiderava la mamma, ad esempio quando lei diceva che sarebbe stata contenta se avesse portato una piccola lavagna, dei gessetti o magari un libro. Caspita! Lui come l’ascoltava! Lo stupore nel trovare proprio quei doni sotto l’albero era indescrivibile.
Agnese richiuse la scatola stringendosela al petto e, cercando di tenere a bada il magone, si sorprese a sorridere mormorando fra sé: -  per fortuna  i doni che desideravi tu, piacevano anche a noi,  tesoro mio -!

-      -    Giovanna Giordani -

(Racconto inserito nell'antologia "IL NATALE DI UNA VOLTA" Edizioni del Loggione)





2 commenti:

  1. Giovanna, le Festività si sono concluse ma tu, con questo racconto bello e suggestivo, mi riporti indietro di parecchi giorni. E mi riporti indietro di tanti anni nel leggere l' incontro di Agnese col suo passato, e soprattutto col ricordo struggente della sua mamma. E poi lei bambina col fratellino, le atmosfere di quando si era piccoli, e dei "nostri" Natali, così diversi da quelli di oggi, per quanto belli. Perché nonostante tutto cerchiamo, nelle nostre famiglie, di renderli piacevoli e "accoglienti".
    Grazie per questo "dono", che non è soltanto il titolo del tuo bel racconto.
    Piera

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    1. Non posso che dire un grande grazie a te, Piera che hai la bontà d'animo di leggere e commentare questi miei scritti sul blog.
      Sei veramente un "tesoro"! Ciao
      Gio

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