domenica 15 agosto 2021

A NADIA ANJUMAN (poetessa afgana)

A NADIA ANJUMAN 

- Vittima afgana dell'ottuso maschilismo e della violenza


Sgorgò alfine il tuo canto

tremante di coraggio

quel canto

che ti rendeva viva

nell'esistere

quel canto

che ti baciava l'anima

e la mente

quel canto

che sfidava

paura e oltraggio.


E ti costò la vita

tanto ardire.


Con tremore della mano

accarezziamo i tuoi versi

preziosa reliquia

di soffocati aneliti

monito

all'insipienza crudele

di chi non sa amare

e rispettare

la libertà e la vita


- Giovanna Giordani -


NESSUN DESIDERIO PER APRIRE LA MIA BOCCA

Che cosa dovrei cantare?
Io, che sono odiata dalla vita.
Non c’è nessuna differenza
tra cantare e non cantare.
Perché dovrei parlare di dolcezza?
Quando sento l’amarezza.
L’oppressore si diletta.
Ha battuto la mia bocca.
Non ho un compagno nella vita.
Per chi posso essere dolce?
Non c’è nessuna differenza tra
parlare, ridere,
Morire, esistere.
Soltanto io e la mia forzata solitudine
Insieme al dispiacere e alla tristezza.
Sono nata per il nulla.
La mia bocca dovrebbe essere
sigillata.
Oh, il mio cuore, lo sapete, è la
sorgente.
E il tempo per celebrare.
Cosa dovrei fare con un’ala bloccata?
Che non mi permette di volare.
Sono stata silenziosa troppo a lungo.
Ma non ho dimenticato la melodia,
Perché ogni istante bisbiglio le
canzoni del mio cuore
Ricordando a me stessa il giorno in
cui romperò la gabbia
Per volare via da questa solitudine
E cantare come una persona
malinconica.
Io non sono un debole pioppo
Scosso dal vento
Io sono una donna afgana
E la (mia) sensibilità mi porta a
lamentarmi.

 da Ricordi  di un tenue  azzuro

Oh esiliati dell’anonima montagna,
Oh gioielli dai nomi soffocati nella palude del silenzio,
Oh voi, di cui il ricordo pallido si è smarrito
nell’acqua torbida del mare della dimenticanza,
dov’è finita la limpida origine dei vostri pensieri?
Quale mano devastante si è portata via i vostri volti aurei?

        In questo vortice, artefice del buio,
        dov’è finita la vostra calma lunare? 
       Se, dopo questo tormento, portatore di morte,
       il mare si calmasse,
       se le nuvole si svuotassero di sofferenza, 
       se la luna portasse affetto, 
      giungerebbe il sorriso?

Se il cuore della montagna si intenerisse,
crescerebbe l’erba e ci sarebbe l’abbondanza?
Sulle sue alte vette, uno dei vostri nomi diverrebbe il faro?
La comparsa dei vostri ricordi azzurro – chiari,
darebbe speranza agli occhi stanchi dei pesci spaventati
dal tumulto del torrente?



- Nadia Anjuman -


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