ANCORA UNA PICCOLA LUCE
≪CREDEVANO, GLI UOMINI, CHE LA COSA PIÙ SACRA E PIÙ IMPORTANTE NON FOSSE QUELLA MATTINATA DI PRIMAVERA, NON FOSSE QUELLA BELLEZZA DEL MONDO, CONCESSA PER IL BENE DI TUTTE LE CREATURE, GIACCHÈ ERA UNA BELLEZZA CHE DISPONEVA ALLA PACE, ALL’ACCORDO, ALL’AMORE: MA FOSSE, LA COSA PIÙ SACRA E PIÙ IMPORTANTE, CIÒ CHE ESSI STESSI AVEVANO ESCOGITATO PER POTER DOMINARE GLI UNI SUGLI ALTRI >. (Leone Tolstoj)
lunedì 28 aprile 2025
domenica 27 aprile 2025
PENSIERI DI UN SOLDATO QUALUNQUE
Che diritto ha un uomo
di mandarmi a uccidere e a morire?
Ed io perché devo ubbidire?
Lui al sicuro nel suo fortino
io nella trincea supino
sospeso tra la vita e la morte
non è una buona sorte
Che diritto ha un uomo
di mandarmi a uccidere e a morire?
- Giovanna Giordani -
venerdì 25 aprile 2025
Signore Delle Cime con Silenzio - Coro Alpini
mercoledì 23 aprile 2025
La Lettera ai poeti di Papa Francesco
Cari poeti, so che avete fame di significato, e per questo riflettete anche su come la fede interroga la vita. Questo “significato” non è riducibile a un concetto, no. È un significato totale che prende poesia, simbolo, sentimenti. Il vero significato non è quello del dizionario: quello è il significato della parola, e la parola è uno strumento di tutto quello che è dentro di noi. Ho amato molti poeti e scrittori nella mia vita, tra i quali ricordo soprattutto Dante, Dostoevskij e altri ancora. Devo anche ringraziare i miei studenti del Colegio de la Inmaculada Concepción di Santa Fe, con i quali ho condiviso le mie letture quando ero giovane e insegnavo letteratura. Le parole degli scrittori mi hanno aiutato a capire me stesso, il mondo, il mio popolo; ma anche ad approfondire il cuore umano, la mia personale vita di fede, e perfino il mio compito pastorale, anche ora in questo ministero. Dunque, la parola letteraria è come una spina nel cuore che muove alla contemplazione e ti mette in cammino. La poesia è aperta, ti butta da un’altra parte.
Alla luce
di questa esperienza personale, oggi vorrei condividere con voi alcune
considerazioni sull’importanza del vostro servizio.
La prima
vorrei esprimerla così: voi siete occhi che guardano e che sognano. Non
soltanto guardano, ma anche sognano. Una persona che ha perso la capacità
di sognare manca di poesia, e la vita senza poesia non funziona. Noi
esseri umani aneliamo a un mondo nuovo che probabilmente non vedremo appieno
con i nostri occhi, eppure lo desideriamo, lo cerchiamo, lo sogniamo. Uno
scrittore latinoamericano diceva che abbiamo due occhi: uno di carne e l’altro
di vetro. Con quello di carne guardiamo ciò che vediamo, con quello di
vetro guardiamo ciò che sogniamo. Poveri noi se smettiamo di sognare,
poveri noi!
L’artista
è l’uomo che con i suoi occhi guarda e insieme sogna, vede più in profondità,
profetizza, annuncia un modo diverso di vedere e capire le cose che sono sotto
i nostri occhi. Infatti, la poesia non parla della realtà a partire da
princìpi astratti, ma mettendosi in ascolto della realtà stessa: il lavoro,
l’amore, la morte, e tutte le piccole grandi cose che riempiono la vita. Il
vostro è — per citare Paul Claudel — un “occhio che ascolta”. L’arte
è un antidoto contro la mentalità del calcolo e dell’uniformità; è una sfida al
nostro immaginario, al nostro modo di vedere e capire le cose. E in questo
senso lo stesso Vangelo è una sfida artistica. Essa possiede quella carica “rivoluzionaria”,
che voi conoscete bene, ed esprimete grazie al vostro genio con una parola che
protesta, chiama, grida. Anche la Chiesa ha bisogno della vostra
genialità, perché ha bisogno di protestare, chiamare e gridare.
Vorrei
dire però una seconda cosa: voi siete anche la voce delle inquietudini
umane. Tante volte le inquietudini sono sepolte nel fondo del
cuore. Voi sapete bene che l’ispirazione artistica non è solo confortante,
ma anche inquietante, perché presenta sia le realtà belle della vita sia quelle
tragiche. L’arte è il terreno fertile nel quale si esprimono
le “opposizioni polari” della realtà — come le chiamava Romano
Guardini —, le quali richiedono sempre un linguaggio creativo e non rigido,
capace di veicolare messaggi e visioni potenti. Per esempio, pensiamo a quando
Dostoevskij nei Fratelli Karamazov racconta di un bambino, piccolo, figlio di
una serva, che lancia una pietra e colpisce la zampa di uno dei cani del
padrone. Allora il padrone aizza tutti i cani contro il bambino. Lui
scappa e prova a salvarsi dalla furia del branco, ma finisce per essere
sbranato sotto gli occhi soddisfatti del generale e quelli disperati della
madre.
Questa
scena ha una potenza artistica e politica tremenda: parla della realtà di ieri
e di oggi, delle guerre, dei conflitti sociali, dei nostri egoismi
personali. Per citare soltanto un brano poetico che ci interpella. E
non mi riferisco solamente alla critica sociale che c’è in quel
brano. Parlo delle tensioni dell’anima, della complessità delle decisioni,
della contraddittorietà dell’esistenza. Ci sono cose nella vita che, a
volte, non riusciamo neanche a comprendere o per le quali non troviamo le
parole adeguate: questo è il vostro terreno fertile, il vostro campo di azione.
E questo
è anche il luogo dove spesso si fa esperienza di Dio. Un’esperienza che è
sempre “debordante”: tu non puoi prenderla, la senti e va oltre; è sempre
debordante, l’esperienza di Dio, come una vasca dove cade l’acqua di continuo
e, dopo un po’, si riempie e l’acqua straripa, deborda.
È quello
che vorrei chiedere oggi anche a voi: andare oltre i bordi chiusi e definiti,
essere creativi, senza addomesticare le vostre inquietudini e quelle
dell’umanità. Ho paura di questo processo di addomesticamento, perché
toglie la creatività, toglie la poesia. Con la parola della poesia,
raccogliete gli inquieti desideri che abitano il cuore dell’uomo, perché non si
raffreddino e non si spengano. Questa opera permette allo Spirito di
agire, di creare armonia dentro le tensioni e le contraddizioni della vita
umana, di tenere acceso il fuoco delle passioni buone e di contribuire alla
crescita della bellezza in tutte le sue forme, quella bellezza che si esprime
proprio attraverso la ricchezza delle arti.
Questo è
il vostro lavoro di poeti: dare vita, dare corpo, dare parola a tutto ciò che
l’essere umano vive, sente, sogna, soffre, creando armonia e bellezza. È
un lavoro che può anche aiutarci a comprendere meglio Dio come
grande «poeta» dell’umanità. Vi criticheranno? Va bene,
portate il peso della critica, cercando anche di imparare dalla
critica. Ma comunque non smettete di essere originali, creativi. Non
perdete lo stupore di essere vivi.
Dunque:
occhi che sognano, voci delle inquietudini umane; e perciò voi avete anche una
grande responsabilità. E qual è? È la terza cosa che vorrei dirvi:
siete tra coloro che plasmano la nostra immaginazione. Il vostro
lavoro ha una conseguenza sull’immaginazione spirituale delle persone del
nostro tempo. E oggi abbiamo bisogno della genialità di un linguaggio
nuovo, di storie e immagini potenti.
Io pure
sento, vi confesso, il bisogno di poeti capaci di gridare al mondo il messaggio
evangelico, di farci vedere Gesù, farcelo toccare, farcelo sentire
immediatamente vicino, consegnarcelo come realtà viva, e farci cogliere la
bellezza della sua promessa. La vostra opera ci può aiutare a guarire la
nostra immaginazione da tutto ciò che ne oscura il volto o, ancor peggio, da
tutto ciò che vuole addomesticarlo. Addomesticare il volto di Cristo,
mettendolo dentro una cornice e appendendolo al muro, significa distruggere la
sua immagine. La sua promessa invece aiuta la nostra immaginazione: ci
aiuta a immaginare in modo nuovo la nostra vita, la nostra storia e il nostro
futuro. E qui torno a ricordare un altro capolavoro di Dostoevskij,
piccolo ma che ha dentro tutte queste cose: le Memorie dal sottosuolo. Lì
dentro ci sono tutta la grandezza dell’umanità e tutti i dolori dell’umanità,
tutte le miserie, insieme. Questa è la strada.
Cari
poeti, grazie per il vostro servizio. Continuate a sognare, a inquietarvi,
a immaginare parole e visioni che ci aiutino a leggere il mistero della vita
umana e orientino le nostre società verso la bellezza e la fraternità
universale.
Aiutateci
ad aprire la nostra immaginazione perché essa superi gli angusti confini
dell’io, e si apra alla realtà tutta intera, nella pluralità delle sue
sfaccettature: così sarà disponibile ad aprirsi anche al mistero santo di
Dio. Andate avanti, senza stancarvi, con creatività e coraggio!
Vi
benedico.
Francesco
lunedì 21 aprile 2025
domenica 13 aprile 2025
IL MIO RE (F. PESSOA)
Il re, la cui corona d’oro è luce
fissa dall’alto trono i suoi meschini.
Il mio Re Lo incoronarono di spini
e per trono Gli dettero una croce.
Lo sguardo fisso del re a sé attira
gli sguardi fissati e vicini
Ma più mi fissano, e morte senza carezze,
le palpebre calate di Gesù.
Il re parla, e un suo gesto tutto riempie,
il suono della sua voce tutto trasforma.
Il mio Re morto ha grande maestà:
parla la Verità in quella bocca muta:
le sue mani legate sono la Libertà.
- - Fernando Pessoa –
sabato 12 aprile 2025
PRIMAVERA
L’albero in fiore
strega il mio sguardo
e lui non sa
di essere un re
della bellezza
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