giovedì 29 dicembre 2022

OGNUNO E' UN MONDO (F. Pessoa)

 



Ognuno è un mondo; e come in ogni fonte

una divinità  veglia, in ogni uomo

perché non dev'esserci 

un dio solo per lui?

Nell'occulta successione di cose

solo il saggio sente, che non fu altro

che la vita che lasciò.


- Fernando Pessoa -


sabato 17 dicembre 2022

QUALCOSA RESTA (Ghianni Ritsos)

 

Dopo tanti bombardamenti a tappeto
rimase intatto soltanto un muro della grande chiesa
con l’alta finestra; intatta anche
la bella vetrata della finestra
con colori viola, arancioni, azzurri, rossi
e raffigurazioni di fiori, uccelli e santi.
Perciò confido ancora nella poesia.

Atene, 2.II.88


- Ghianni Ritsos - 

mercoledì 14 dicembre 2022

CANTI NUOVI (Federico G. Lorca)



Dice la sera: "ho sete d'ombra"!
Dice la luna: "Io, di stelle".
La fonte cristallina chiede labbra
e sospiri il vento.
Io ho sete di aromi e di risa
sete di canti nuovi
senza lune né iris
e senza amori morti.
Un canto mattutino che scuota
le quiete paludi
dell'avvenire. E ne colmi di speranza
le onde e le melme.
Un canto calmo e luminoso
colmo di pensiero
vergine di tristezza e angosce
e vergine di sogni.
Un canto che scevro di lirica carne
colmi il silenzio di risa
(uno stormo di colombe cieche
scagliate verso il mistero).
Un canto all'anima delle cose
e a quella dei venti
e che riposi infine nella gioia
del cuore eterno.

- Federico G. Lorca -



mercoledì 30 novembre 2022

RIFIUTO

 




Dedicata alle vittime della cattiveria umana (guerre, ingiustizie e tanto altro)


Bussa la gioia

bussa 

bussa

ma la porta

è sbarrata

oggi

è vietato l'accesso

alla gioia

che si allontana

delusa e

addolorata


- Giovanna Giordani -



 

 




mercoledì 9 novembre 2022

LA SORPRESA


 

“…Due nemici ho io a questo mondo,

due gemelli - indissolubilmente fusi:
la fame degli affamati - e la sazietà dei sazi
.”

(Marina Ivanovna Cvetaeva)

 

La mattina, generalmente, affronto la giornata con ottimismo. Così questa mattina, mentre esco sul poggiolo per respirare una boccata d’aria fresca,  scorgo qualcosa di “grigioscuro”  sulle piastrelle pulite. Guardo in alto dove, sotto il tetto, c’è un nuovo nido. Un temuto presentimento mi assale, ma “devo vedere” e punto lo sguardo trovando purtroppo conferma ai miei sospetti: è un piccolo uccellino i cui primi tentativi di volo non sono andati a buon fine, complice probabilmente il temporale dei giorni scorsi. Ahimè! È inevitabile quindi che mi scenda dentro un velo di tristezza. Ma mi devo convincere che così è la vita…

Mentre poi sto innaffiando le mie tenere piantine mi sento chiamare dalla strada ciao signora ed ecco sopraggiungere l’africano che viene a offrirci la merce che porta in giro in pesanti borsoni. Questa volta noto che, oltre al borsone malandato, ha in mano una bella borsa di paglia dai colori sgargianti che mettono allegria. Appena gli apro la porta mi allunga il braccio porgendomi la borsa dicendo: è regalo per te, perché mi hai aiutato. E’ borsa per andare in spiaggia.

  • Grazie – gli dico, quasi incredula. E’ la prima volta che questi stranieri, ai quali compero qualche loro mercanzia, ringraziano in modo così tangibile! Una piccola gioia mi scende nel cuore.

Si chiama Derik. A casa nostra è venuto poche volte una delle quali l’avevamo invitato a pranzare con noi. Ci ha raccontato così delle difficoltà della vita nel suo paese e del suo desiderio di trovare lavoro per dare una vita dignitosa alla sua famiglia.  Naturalmente, dopo avergli comprato qualche articolo della sua umile mercanzia, gli abbiamo augurato ogni bene.

Ma perché il mondo è così ingiusto? La domanda sorge spontanea. Perché a chi troppo e a chi troppo poco?

Così la giornata iniziata con una sorpresa “grigioscura” mi ha regalato quest’altra coloratissima. La borsa di paglia dai colori sgargianti la uso poco per paura di rovinarla. La custodisco con cura. Quando la guardo penso a quanto sia grande e bello il sentimento della riconoscenza. Derik non è più venuto. Spero che abbia trovato un lavoro e possa così aiutare la sua famiglia. Se lo merita proprio.

Giovanna Giordani


sabato 5 novembre 2022

LA BAMBINA DI KIEV (Recensione)

 

La piccola Alisa di anni dieci, la mamma Polina, il padre Semyon, il nonno Olexander sono i protagonisti di questo racconto coinvolgente, imbevuto di tragicità e di una fiducia cocciuta nella vita nonostante il male che questa famiglia incontra sul suo cammino.

…”Olexander alzò gli occhi al cielo. – La guerra, la guerra! C’è già stata la guerra qua, prima con i comunisti, poi con i nazisti. Chi vuole di nuovo la guerra? –

I russi, avrebbe potuto ribattere Polina. Ma solo pensarlo sembrava assurdo. Tutti i russi avevano parenti in Ucraina. Tutti gli ucraini avevano parenti in Russia. A chi poteva venire in mente di spingerli gli uni contro gli altri? Per spararsi, poi, e ammazzarsi a vicenda? Certo, c’era quel caos orribile del Donbass, che durava da anni e non era del tutto chiaro come fosse scoppiato e cosa potesse provocare. Ma non se ne parlava molto, alle autorità non piaceva si approfondisse la questione.

La donna non rispose e l’uomo sbuffò, soddisfatto. Si era quietata. – Pensaci, e vedrai che ti convincerai. Non ci sarà nessuna guerra…-“

Ma la guerra, come tutti sappiamo, è entrata all’improvviso e prepotentemente nella loro vita sconvolgendola con il suo carico di morte, dolore e distruzione. Solo la speranza continua a dibattersi nel cuore dilaniato dei protagonisti per non soccombere e accompagnerà i sopravvissuti fino all’entrata nell’agognata Europa.

Alisa, proprio nei primi giorni dei bombardamenti, perderà l’amatissimo padre ucciso da una mitragliata alla sua autovettura mentre cercava di fuggire per portare in salvo la sua famiglia e il nonno Olexander padre della moglie Polina.

La fuga da Kiev, dove fino al giorno prima questa giovane famiglia viveva serena con tanti progetti per il futuro, si svolgerà poi con mezzi di fortuna o a piedi, e si può immaginare con quale stato d’animo. Nell’attraversamento di un fiume viene bombardata la passerella che sostiene i fuggiaschi e mamma Polina sparisce dalla vista della sua piccola Alisa che il nonno Olexander è riuscito, per fortuna, a portare in salvo. La ricerca della donna attraverso il telefono cellulare e nei punti di sosta per i profughi non dà esito positivo. Si spera di trovarla a Leopoli, città che accoglie i tanti che vi accorrono per mettersi in salvo. Da Leopoli ci si può rifugiare in Polonia al riparo dalla guerra.

La narrazione è fluida, avvincente e, naturalmente, carica di eventi che il lettore ha più o meno già potuto conoscere attraverso i vari reportage televisivi. Riviviamo nel racconto il primo periodo di questa assurda, crudele e stupida guerra della quale desideriamo tutti la fine veloce.

L’epilogo della vicenda della piccola e coraggiosa Alisa è in Polonia dove per i sopravvissuti della sua famiglia inizierà una nuova vita e si può immaginare con quali ricordi…

Questo racconto è emblematico delle tante tragicità che vivono i bambini e le loro famiglie nei contesti di guerra nella nostra epoca “evoluta” che rischia di perdere gran parte della propria preziosa umanità.

Un libro da leggere, sicuramente, magari anche nelle scuole, per far comprendere il valore e l’importanza della pace che, purtroppo, ancora oggi, in tante parti del mondo è difficile da conquistare.


Giovanna Giordani


– Luca Crippa e Maurizio Onnis – Pienogiorno – Pagg. 286 – ISBN 9791280229557 – Euro 17,90


sabato 29 ottobre 2022

LA CASA DELLE FATE

 


Nella casa della mia infanzia il sole faceva capolino solo in rari momenti della giornata.
Al cortile, poi, chiuso com'era fra le mura delle case vicine, era preclusa la gioia di quei raggi benefici.
Solo nelle giornate di cielo terso mi incantavo a guardare il quadrato di luce azzurra che spiccava fra i tetti. Sembrava una piscina rovesciata. Veniva voglia di tuffarsi dentro se non altro per sfuggire all'odore di muffa che, in quel luogo, impregnava le narici.
Mia madre avrebbe voluto mettere dei gerani sul davanzale della finestra che dava su quel cortile - tanto per dare un po' di colore all'ambiente - diceva. Una volta ci aveva provato. L'attesa di vedere i bei fiori rosa, però, non era stata premiata. I gerani avevano partorito solo grandi monocrome foglie verdi.
Quel luogo angusto era però rallegrato ogni primavera dall'arrivo delle rondini.
Costruivano i loro nidi sotto i tetti o sotto i poggioli di legno. Quando mia madre si accorgeva del loro arrivo ce lo annunciava felice come se fossero arrivati dei cari parenti. Io penso che si sentisse un po' a loro affine. Le rondini, del resto, come lei, non facevano altro che prodigarsi per i loro figli.
Quel piccolo cortile era lo spazio più vicino che avevamo per giocare. E cercavamo di sfruttarlo al meglio. Io giocavo a palla facendola rimbalzare sul muro oppure, se eravamo in quattro o cinque, giocavamo ad "asino". Mia madre ci lasciava fare per un po', ma poi ci richiamava perché aveva paura che disturbassimo i vicini. Sapeva che il pittore di fronte non gradiva i nostri strilli. Gli disturbavano la concentrazione. Poi c'era un altro problema: quella scala pericolante che portava all'appartamento disabitato del lato Nord. Appena mia madre si accorgeva che mettevamo il piede sul primo gradino ci urlava di non continuare perché sarebbe uscita di sicuro la strega da una di quelle porte di legno che davano sul poggiolo. Noi rimanevamo un po' perplessi, dibattuti fra curiosità e timore. Ma ubbidivamo. Perché sapevamo che era meglio ubbidire. E basta.
Appena poteva mia madre ci portava fuori, in qualche posto tranquillo, in mezzo al verde, nei dintorni del paese.
- È per la vostra salute - diceva.
Lì, potevamo correre e giocare felici all'aria aperta. Venivano anche dei nostri coetanei e passavamo dei bei pomeriggi. Mia madre sferruzzava seduta su un muretto conversando con altre mamme che avevano avuto la stessa idea.
Spesso, per raggiungere quei posti, percorrevamo una strada bianca e polverosa che passava per le campagne.
Arrivati ad un certo punto, adiacente alla strada e all'inizio della distesa dei vigneti, si presentava allo sguardo del passante una casetta dalle pareti color rosa pallido, leggermente scrostate, con le imposte di un verde oliva scolorite qua e là.
Quella casetta si distingueva dalle altre del paese per la sua posizione isolata e per il suo stile vagamente signorile. Era senz'altro disabitata. Le imposte erano sempre chiuse e appariva, ai miei occhi di bambina, come qualcosa di prezioso ed inspiegabilmente abbandonato.
Stava lì, come una nobile vecchia signora pensierosa, immobile, in un suo dignitoso silenzio.
- Non ci abita nessuno in quella casa? - chiedevo a mia madre.
- No, non ci abita nessuno - Rispondeva.
- Come mai? - insistevo.
- Perché… quella è… la casa delle fate - replicava tranquilla e serena mia madre.
- E le fate non si vedono? - continuavo incuriosita.
- No, le fate non si fanno mai vedere dagli uomini - Era la risposta.
- Nessuno può entrare lì dentro? -
- No, guai, le fate si arrabbierebbero moltissimo -.
Mi bastava così. Non volevo andare oltre. Era meglio fermarsi lì. Non volevo sciorinare le altre domande che affollavano la mia mente. Le ricacciavo tutte indietro. Lei aveva detto così. E io volevo crederci. Silenzio, quindi e…via con la fantasia!
Immaginavo un turbinio di veli e uno scintillio di colori dentro le misteriose stanze della casetta rosa.
Tutto, oltre quelle imposte chiuse, doveva essere evanescente e affascinante. E poi, quello che potevo immaginare io era probabilmente ben poca cosa in confronto al mondo meraviglioso che doveva esserci là dentro.
All'interno di quella casa ogni cosa doveva essere stupefacente e tanto diversa da quello che si poteva vedere nelle normali nostre case. Perfino i fiori nei vasi, probabilmente, erano fiori particolari che solo le fate sapevano dove raccogliere.
Ero sicura che la loro vita si svolgeva in un armonioso intreccio di serenità, pace e benessere.
E tutto questo era precluso ai comuni mortali.
Mentre oltrepassavo la casetta, a volte giravo indietro il capo per vedere se, per qualche provvidenziale sbadataggine di qualche fata, un lembo di velo si fosse impigliato da qualche parte. Macché, mai niente. Le fate erano molto furbe e sapevano bene come non farsi scoprire.
Poi, nella concretezza dei giochi con i coetanei, per un po' tutto questo veniva accantonato negli angoli reconditi della mente, ma quando si ritornava a casa, passando davanti alla "casa delle fate" mi sembrava che perfino gli ultimi raggi di sole indugiassero su quelle imposte superbamente chiuse, quasi che anche loro avessero voglia di penetrare, come me, in quel mondo proibito.
Intanto le stagioni si avvicendavano, calamitando i nostri giorni e i nostri anni.
La "casa delle fate" era sempre là. Le imposte chiuse. I colori sempre più sbiaditi.
Le vicende della vita mi portarono fuori dal mio paese.
Ci ritorno appena posso.
Vado al cimitero a salutare mia madre. L'ultima volta ho voluto percorrere la vecchia strada al limitare delle campagne. Ora è una grande strada asfaltata. Ho cercato con lo sguardo "la casa delle fate". Ma la casetta rosa dalle imposte verde oliva, ahimè, non c'è più! Al suo posto sorge una bella casa moderna. Rallentando l'andatura posso notare, su un terrazzino, un triciclo e dei giochi.
D'impulso accelero. Qualche minuto più tardi, mia madre mi sorride dalla foto della lapide. Ricambio, con la solita strizza al cuore. 
- Hanno distrutto la casa delle fate - le dico. - E i bambini che gioc
ano nella nuova casa, non lo sapranno mai -.

Giovanna Giordani -

 


lunedì 17 ottobre 2022

lunedì 12 settembre 2022

MEGLIO SE PIACE A DIO

 




Bisogna decidersi 

muoversi

fare

stare fermi a pensare

a volte fa bene

a volte fa male

Muoviamoci

qualcosa da fare

c’è sempre

Meglio 

se piace a Dio

- Giovanna Giordani

giovedì 8 settembre 2022

IL SALOTTO BUONO (Graziella Cappelli)


Ancora un grazie alla poetessa Graziella Cappelli per le perle di poesia che ci ha lasciato

 

Stiamo

rintanati

nel salotto buono

con l'Ego

disteso sul divano

a fare

liste untuose

dei nostri pregi.

Dai fortini

ci piace scoccare

frecce avvelenate

di giudizi.

Tutto è arido

in confronto

il Sahara

è giardino dell'Eden.


- Graziella Cappelli -

Dalla sua silloge "Nel palazzo dell'ombra"


lunedì 22 agosto 2022

CARI LIBRI



Cari libri

 che non ho ancora letto

 e che mi guardate

 un po’ imbronciati

sapeste quanta compagnia mi fate

dallo scaffale 

con le vostre belle pile ordinate

Non temete

verrà l’ora, verrà l’ora

che mi racconterete

le vostre storie

vere o inventate

si, verrà l’ora

abbiate un po’ di pazienza

ancora


- Giovanna Giordani -

domenica 10 luglio 2022

L'ALBERO



Guarda l’albero

com’è nobile e dignitoso

Osserva come dal suo tronco orgoglioso

si protendono in mille guise i rami

levati al cielo come braccia e mani

per la meraviglia nostra

e la gioia dei pittori

 

Guarda l’albero

con quale fierezza lascia passare

l’impeto del vento

riconoscente se non gli fa del male

 

Guarda l’albero

e la gioia silenziosa

che sprigiona

accogliente

con i nidi d’ogni razza

dal picchio alla gazza

 

Guarda l’albero

com’è felice

anche se non lo dice

e com’è grato

d’essere nato.


- Giovanna Giordani

domenica 3 luglio 2022

LE MIE POESIE NON FERMERANNO LA GUERRA

 

Le mie poesie non fermeranno la guerra

piccole ingenue poesiole

che non sopportano le guerre

e che  lo vogliono urlare a tutto il mondo

 

Le mie poesie non fermeranno la guerra

e vorrei leggerne tante poesie contro la guerra

perché anche se non serviranno a niente

essere contro la guerra è sempre intelligente

 

- Giovanna Giordani -

mercoledì 22 giugno 2022

“LA RUSSIA DI PUTIN” DI ANNA POLITKOVSKAJA

 



 Siamo nel 2022 quindi sono già trascorsi sedici anni dall’assassinio, avvenuto a Mosca, della giornalista autrice di questo libro. Un assassinio ad oggi impunito. Raccontare la verità in certi Stati è proibito e si rischia la vita. Ma chi ama la verità e la libertà di divulgarla sa rischiare anche la vita. Ci ha lasciato i suoi libri, per fortuna. Prezioso dono.

Fin dalle prime pagine si può comprendere perché gli argomenti  di cui parla la Politkovskaja  non siano stati accolti con favore da qualche potente che, senza remore, ha deciso di farla tacere per sempre.

Questa è un’opera che  non si può leggere tutta d’un fiato in quanto le citazioni di fatti documentati con le relative date richiedono attenzione e riflessione particolari. È un testo imbevuto di coraggio e desiderio di urlare al mondo verità scomode sostituite da deplorevoli menzogne da parte di chi detiene il potere e lo usa, senza scrupoli di ogni genere, per il proprio tornaconto.

<Siamo solo un mezzo, per lui. Un mezzo per raggiungere il potere personale. Per questo dispone di noi come vuole. Può giocare con noi, se ne ha voglia. Può distruggerci, se lo desidera. Noi non siamo niente. Lui, finito dov’è per puro caso, è il dio e il re che dobbiamo temere e venerare. La Russia ha già avuto governanti di questa risma. Ed è finita in tragedia. In un bagno di sangue. In guerre civili. Io non voglio che accada di nuovo. Per questo ce l’ho con un tipico čekista sovietico che ascende al trono di Russia incedendo tronfio sul tappeto rosso del Cremlino>.

 Pagina dopo pagina si percepisce la  sofferenza della scrittrice russa nel vedere la sua gente costretta a subire le più vergognose menzogne senza possibilità di replica. Perché a subire ingiustizie e menzogne è sempre il cittadino semplice, che rispetta la legge, paga i tributi allo Stato i cui rappresentanti, in questo caso, con i loro fedelissimi, hanno raggiunto, chissà come,  un livello di ricchezza da far rivoltare nella tomba i famosi utopici filosofi Marx  ed Engels.

Il libro della Politkovskaja può essere, a mio parere, anche considerato una specie di preavviso ai successivi eventi dal 2006 fino ai giorni nostri. Giorni che sono stati sconvolti dall’inizio di una guerra di aggressione, voluta dalla Russia di Putin assieme al suo staff, contro uno Stato, l’Ucraina,  che faticosamente  aveva  raggiunto la democrazia e l’indipendenza.

Una guerra che ha colpito il popolo civile indiscriminatamente con distruzione, morte e atroci sofferenze. Una guerra che certo non ci si aspettava di vedere in un’Europa moderna e civilizzata. E che certo non lascerà un buon ricordo in coloro che l’hanno subita, e dalla quale hanno cercato giustamente di difendersi con ogni mezzo, e in quelli che l’hanno dovuta iniziare in obbedienza ad ordini superiori. Una guerra, ancora una volta, come tutte le guerre, vergogna dell’umanità.

Il coraggio eccezionale di Anna Politkovskaja ci ha lasciato dunque una testimonianza molto importante riguardo alla vita di quella parte della popolazione russa che non gode di ricchezza e privilegi. Attraverso le sue interviste comprendiamo le verità sui comportamenti del potere che, con tutti i mezzi, cerca di salvaguardare se stesso. Si può solo consigliarne la lettura così ognuno potrà trarre le proprie conclusioni. Io l’ho apprezzato molto proprio perché, rendersi conto che c’è ancora qualcuno al mondo che, senza paura, cerca di contrastare le menzogne  e l’arroganza,  fa ritrovare la fiducia nell’umanità degna di questo nome.

E sono orgogliosa che questo coraggio l’abbia avuto una donna. Perché la forza della parola non toglie la vita a nessuno, mentre si sa cosa succede con la forza delle armi…

Ascoltiamola, dunque, questa giornalista amante della giustizia e della legalità. Magari ci potrà chiarire le idee su come mai qualcuno in Russia, nel 2022 (!) abbia voluto iniziare una guerra assurda ed ignobile che distrugge e sbrana senza pietà.

-         Giovanna Giordani -


L’uomo che disse NO A HITLER – Josef Mayr-Nusser – un eroe solitario

 


4 ottobre 1944

<Giurare è un verbo insopportabile. Giurare a chi? E a che cosa? Per quali motivi? Giurare a un uomo, a un dittatore, a un Führer? Quanti giuramenti si sono consumati nel caotico incedere degli eserciti! Giurare in nome di Dio. Giurare per abbandonare se stessi, sacrificarsi per alimentare il fuoco della persecuzione verso altri uomini. Giurare per costrizione. Giurare per odiare, per conquistare, per sottomettere, per incendiare e impolverare la storia. Giurare per rinnegare la propria coscienza con i valori e i principi depositati con coraggio e pazienza. Giurare e piegarsi a un culto demoniaco. Il culto dei capi, innalzati a idoli di una religione sterminatrice. Giurare come insegnano i nazisti: “Giuro a te, Adolf Hitler, Führer e cancelliere del reich, fedeltà e coraggio. Prometto solennemente a te e ai superiori designati da te l’obbedienza fino alla morte e che Dio mi assista”. “Che Dio mi assista?”. Può un cristiano pronunciare simili parole? >

Questo è l’incipit del libro di Francesco Comina che racconta la vita di uno dei pochi eroi che si rifiutarono di giurare obbedienza a Hitler.

Cristiano di formazione, abbraccia senza remore gli insegnamenti del Vangelo perché li sente in sintonia con la sua coscienza.

Già, la coscienza. È il filo conduttore di questo bellissimo libro che risulta quanto mai attuale per l’inaspettata esplosione della guerra scatenata nel cuore dell’Europa in questo 2022 che ci riporta ai periodi più bui del secolo scorso.

Le guerre le fanno i soldati semplici, reclutati generalmente fra la povera gente, con alla guida i generali. Quelli che le guerre le vogliono se ne stanno comodamente seduti nei loro lussuosi palazzi di comando. Non salgono sui carri armati. Sui carri armati fanno salire gli altri, a rischiare la vita, a uccidere altre vite. Per chi, per che cosa? Per obbedienza ai comandi del capo, pena la morte.

Ebbene, il valore di questo “eroe solitario” sta proprio nell’aver ascoltato la propria coscienza che gli faceva capire lo sbaglio e l’orrore degli ordini che gli venivano impartiti. Il suo Dio, nei suoi comandamenti, gli aveva detto che non era giusto uccidere i propri simili, e Josef Mayr-Nusser capisce che questo è un buon comandamento, che lo fa stare bene con se stesso e gli permette di non obbedire al “comandamento” del Führer.

L’uomo che disse di no a Hitler, naturalmente,  sarà condannato a morte e morirà sul carro bestiame diretto a Dachau. Verrà trovato dalle guardie mentre stringeva tra le mani il Vangelo e un Rosario.

Un libro, questo, che non si trova purtroppo più in commercio. Ne ho trovato miracolosamente una copia nella Piccola libreria di Levico Terme (TN) dove ne conservano ancora qualche copia per chi fosse interessato.

È un libro che andrebbe divulgato particolarmente nelle scuole e magari commentato assieme agli studenti.

In esso viene inoltre ricordato un altro coraggioso che si oppose agli ordini antiumani di Hitler e cioè Franz Jägerstätter. La Chiesa cattolica li ha, a pieno titolo, eletti ambedue fra i beati.  Si, beati puri di cuore e grandi eroi operatori di pace.

 

Giovanna Giordani

 

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lunedì 20 giugno 2022

LUNGO IL FIUME DELLA VITA

 


Questa nuova raccolta poetica di Giovanna Giordani nasce dopo diversi anni di apparente silenzio. Apparente perché l’autrice non ha mai smesso di dedicarsi alla poesia, anzi, ha scritto parecchio, e solo ultimamente ha deciso che era arrivato il momento di dare visibilità a questo suo nuovo lavoro.

La silloge comprende un certo numero di testi in versi liberi, e, nelle ultime pagine, alcuni haiku, brevi componimenti ai quali da tempo lei si dedica con altrettanta passione e bravura.

Sono diversi i temi trattati da Giovanna, ma quello che, secondo me, lei ritiene il principale, e che poi comprende in sé tutti gli altri, è il viaggio, il percorso che ognuno di noi compie nella sua esistenza, un po’ alla volta, giorno dopo giorno. Un cammino che può essere bello, ma indubbiamente anche faticoso.

Non è un caso che lei abbia voluto dare alla sua raccolta questo titolo: Lungo il fiume della vita. Il nostro continuo camminare e attraversare questo fiume, dunque, durante il quale possiamo incontrare terreni pianeggianti o ripide salite, ostacoli, dolori e delusioni, ma anche momenti e periodi belli ed emozionanti, come l’incontro di Giovanna con la poesia, la sua grande passione, e non certamente l’unica, essendo una donna dagli interessi molteplici. Lo scrivere anche in prosa, per esempio, leggere, ma anche dipingere e fare dei gradevolissimi lavori con materiali riciclabili, senza dimenticare l’amore per la musica classica.

Ma ritorniamo alla sua bella raccolta, il cui primo testo s’intitola appunto Cammino, che per Giovanna, come per tutti noi, credo significhi anche compiere un percorso mentale, cercando di andare sempre avanti. Dunque, migliorare come individui, sembra dirci la poetessa, persone che fanno parte di un’unica razza, quella umana, niente deve dividerci e allontanarci, per questo abbiamo il dovere di dare il nostro contributo affinché l’intera società possa migliorare e progredire.

In sintesi, dobbiamo rispettare ogni persona che incontriamo nel nostro percorso di vita. Ma non soltanto. Vivendo con la natura e a contatto con gli animali, dobbiamo avere per l’una e per gli altri lo stesso rispetto.

La natura ci nutre, ci disseta, ci dona tanta bellezza. Possiamo devastarla, ucciderla? Lei è la nostra grande casa, quella in cui, tutti insieme, abitiamo, e non rispettandola, facciamo danni irreversibili anche a noi stessi.

Ma non troviamo solo questo nelle poesie di Giovanna. Oltre ad un grande amore per il mondo naturale, è presente l’affetto e l’apprezzamento verso Papa Francesco, al quale riconosce coerenza e profonda sensibilità, vedendo in lui quella guida spirituale di cui oggi si ha ancora più bisogno. Un altro tema importante è la guerra, contro la quale scrive parole molto amare, ma anche la speranza, che scaturisce dal desiderio di una pace duratura per tutti i popoli, il Natale, con le sue suggestioni, i ricordi, sempre tenaci in ciascuno di noi, e ancora, l’affetto per la nostra Italia e per l’Europa, di cui ugualmente sente di fare parte.

E’ grande il cuore di Giovanna, ed è generoso e aperto agli altri, molte sue poesie lo evidenziano.

Voglio concludere dicendo che in questa interessante raccolta, benché conosca bene le difficoltà della vita, non manca mai, da parte sua, uno sguardo positivo ed equilibrato, capace di credere ancora nella forza della speranza, e nel desiderio di rinascita degli uomini.

 

-      Piera Maria Chessa –

 

 https://www.hoepli.it/libro/lungo-il-fiume-della-vita/9791220380416.html

sabato 18 giugno 2022

LUNGO IL FIUME DELLA VITA

 



La vita è come un corso d’acqua” sembra suggerire il titolo di questa silloge di Giovanna Giordani, di recente pubblicazione.

E come tale, nel tempo del suo lungo percorso, va incontro a diverse situazioni, piacevoli o spiacevoli, alle quali deve cercare di adattarsi.

Questa interessante metafora del fiume si potrebbe dire faccia parte del DNA di Giovanna, nata nei pressi del fiume Adige con il quale ha mantenuto nel tempo una buona comunicazione, avendo trascorso gran parte della sua infanzia e adolescenza in sintonia con il fiume e con la natura circostante.


Ma le poesie di questo nuovo volumetto vogliono rappresentare soprattutto un omaggio alla bellezza della natura, in generale, e ad esse il fiume della vita fa in un certo modo da sfondo, da caratterizzazione anche dell’animo gentile della poetessa.


In queste poesie viene utilizzato un linguaggio che sembra essersi sollevato dalla materialità del mondo, aver superato la sua opacità, la sua pesantezza, ed aleggiare sospeso per avere una prospettiva migliore, una visione che predispone alla messa in evidenza del bello che la natura sempre offre. Basta saper cogliere l’attimo e il luogo nella giusta “inquadratura”.


È proprio vero che le cose possono acquistare senso e significato diverso a seconda di come le si guarda, o dello stato d’animo con cui ci si connette ad esse, o ancora a seconda di quel che si vuole comunicare o delle sensazioni evocate dai ricordi.

Il linguaggio, a sua volta, aiuta l’intenzionalità di chi osserva, pensa e scrive, per chiarire, prima di tutto a se stessi e poi a chi leggerà, le proprie sensazioni e riflessioni sulle proprie esperienze.


In questa raccolta, la leggerezza del linguaggio, quella categoria della scrittura tanto cara a Italo Calvino, è il vero cardine con cui e su cui sono concepite le poesie che, forse proprio per questo, acquistano uno spessore che le riveste di significato profondo.


Guardare alle poesie nella loro totalità è come mettersi nella stessa prospettiva dell’autrice e vedere dal suo stesso punto di vista.

In questa operazione di immedesimazione, che avviene in modo del tutto naturale, la sorpresa è che si assorbe la stessa serenità che sembra dimorare nell’animo della poetessa.

Un esempio per tutte le poesie: È questo un posto, in cui Giovanna sembra vivere all’unisono con quel che le sta intorno, e la descrizione che ne fa è accattivante perché è come se stesse parlando del suo piccolo paradiso e mostrasse a sua volta a chi legge la comprensione del valore e della bellezza della vita che ne ha ricavato.


Una caratteristica particolare di questa raccolta è l’osservazione che l’autrice fa dei suoi luoghi nelle diverse stagioni dell’anno, così che il bosco, ad esempio, viene rappresentato nelle sue diverse sfaccettature, dando l’impressione che si stiano osservando dei quadretti bucolici, molto rasserenanti.

Lo stesso accade con i brevi componimenti della parte finale del libro, gli haiku.


Nei tempi inquieti in cui la nostra vita sembra essere precipitata, la lettura di queste poesie appare come un toccasana, un modo per ricordarci che c’è sempre del bene che possiamo fare a noi stessi, vivendo come in simbiosi con la natura, il cui rispetto non può che riverberarsi su noi stessi e generare un circolo virtuoso di benessere.


Personalmente vorrei intendere e indicare ancora meglio queste poesie come un talismano, come una modalità per sconfiggere il male che vorrebbe prendere il sopravvento, per esorcizzarlo e cancellarlo definitivamente da questo mondo bello e dalle nostre vite.


In questo senso, la poetessa indirizza anche i suoi sforzi quando esprime il suo forte dissenso, anzi, la sua indignazione, verso tutto ciò che tende ad obnubilare le coscienze per far sì che possano venire più facilmente soggiogate dal male, in certo qual modo come se potessero esserne assuefatte, anziché ribellarsi ad esso esprimendone chiaramente la non accettazione.

In questo libro, dove prevale la leggerezza del linguaggio espressivo, la poetessa riesce a dire con molto garbo e come aggirando ciò che non va, che il male non deve avere posto nel nostro mondo, ad esempio nelle poesie, Piccola ItaliaA Papa FrancescoEuropa.


In altre poesie, in cui parla dei poeti e del loro canto, Giovanna sembra quasi darci una precisa indicazione di come dare valore alle piccole cose, senza lasciarci irretire, appunto, dalla malvagità e disumanità che subdolamente continua a restare in circolo.

È una lettura molto gratificante, è come ritrovare un senso alla nostra quotidianità, è come percepire che questo mondo ha delle chanses migliori e che ogni attimo del nostro tempo, ogni nostro respiro, possono (e devono!) essere sempre meglio indirizzati verso il bene, nostro obiettivo prioritario, in ogni caso.


Maria Carmen Lama




Lungo il fiume della vita – Giovanna Giordani – Youcanprint – Pagg. 54 – ISBN 9791220380416 – Euro 8,00

venerdì 10 giugno 2022

BASTAAAA

 


Voglio un mondo senza guerre
senza fame ed assassini
voglio un mondo dove
non muoiano i bambini
Voglio un mondo
senza invidie e prepotenze
Voglio un mondo ricco
di amorevoli intelligenze
Voglio un mondo senza crudeltà
dove non regni l'avidità
Voglio un mondo senza la follia
meglio se privo di ogni malattia
...
Voglio forse la luna?

solamente se lì
la gente è più Umana di qui

- Giovanna Giordani - 

giovedì 2 giugno 2022

LA VERGOGNOSA GUERRA DI AGGRESSIONE CONTINUA

 


Sconfitta la parola

 e la ragione

rimane il grido silenzioso

e doloroso delle croci

assieme alla pietà

di coloro che ancora comprendono

il significato della parola

Umanità.


- Giovanna Giordani -

martedì 31 maggio 2022

AL DOLORE

Il dolore fa parte dell'umanità, ma più crudele e assurdo è il dolore che gli esseri umani provocano su altri esseri umani. Penso ai dolori provocati dalle guerre e dalle stragi che insanguinano il nostro pianeta.


Nei tuoi artigli

impietosi

nessuno scampo

per le carni e le menti

e quando allenti

la presa

è un inciampo

lo scempio

che lasci

e che lento trascini

col tuo passo pesante

nel buio

mentre accorrono

al tuo grido straziante

spargendo miscele

di unguenti

gli  dei

più clementi.


- Giovanna Giordani -

martedì 24 maggio 2022

LA POESIA

 


La poesia

appartiene all'anima

è fragile e potente

incosistente

non si vede

ma si sente

proprio come,

a volte

Dio


- Giovanna Giordani -


domenica 22 maggio 2022

I GATTICI D'ARGENTO (F. Garca Lorca)





I gattici d'argento si piegano sull'acqua

essi sanno tutto, ma non parleranno.

Il giglio della fonte non grida la sua tristezza.

Tutto è più degno dell'Umanità!


La scienza del silenzio di fronte al cielo stellato

solo il fiore e l'insetto la posseggono,

la scienza del canto per il  canto la posseggono

i rumorosi boschi e le acque del mare.


Il silenzio profondo della vita in terra,

ce lo insegna la rosa aperta nel rosaio.


Bisogna spargere il profumo che le nostre anime racchiudono!

Bisogna essere tutti canto, luce e bontà.

Bisogna aprirsi interamente di fronte alla notte nera,

per riempirci di rugiada immortale!


Bisogna distendere il corpo dentro l'anima inquieta!

Bisogna accecare gli occhi di luce più alta.

Dobbiamo affacciarci all'ombra del petto

e strappare le stelle che ci pose Satana.


Bisogna esser come l'albero che è sempre in preghiera

come l'acqua del canale fissa nell'eternità!


Bisogna straziarsi l'anima con artigli di tristezza

perché entrino i fuochi dell'orizzonte astrale.


Sgorgherebbe all'ombra del consunto amore

una fonte d'aurora tranquilla e materna.

Scomparirebbero città nel vento.

Vedremmo passare in una nube Dio.


(maggio 1919 - F. Garcia Lorca)


lunedì 16 maggio 2022

DA' IL MEGLIO DI TE (Madre Teresa di Calcutta)





 L'uomo è irragionevole, illogico, egocentrico
NON IMPORTA, AMALO


Se fai il bene, ti attribuiranno secondi fini egoistici
NON IMPORTA, FA' IL BENE

Se realizzi i tuoi obiettivi, troverai falsi amici e veri nemici
NON IMPORTA, REALIZZALI

Il bene che fai verrà domani dimenticato
NON IMPORTA, FA' IL BENE

L'onestà e la sincerità ti rendono vulnerabile
NON IMPORTA, SII FRANCO E ONESTO

Quello che per anni hai costruito può essere distrutto in un attimo
NON IMPORTA, COSTRUISCI

Se aiuti la gente, se ne risentirà
NON IMPORTA, AIUTALA

Dà al mondo il meglio di te, e ti prenderanno a calci
NON IMPORTA, DA' IL MEGLIO DI TE

 - Madre Teresa di Calcutta - 

domenica 15 maggio 2022

WINNER’S PERFORMANCE: Kalush Orchestra - Stefania - Ukraine - Eurovision...


La traduzione della canzone dei Kalush Orchestra

Madre Stefania, Stefania mia madre
Il campo è in fiore, ma i suoi capelli stanno diventando grigi
Madre, cantami la ninna nanna
Voglio sentire la tua cara parola
Mi cullava da piccola, mi dava un ritmo,
E non puoi togliere la forza di volontà in me, come l'ho presa io da lei
Penso che ne sapesse più di re Salomone.
Troverò sempre la strada di casa, anche se tutte le strade sono distrutte
Non mi sveglierebbe nemmeno se fuori ci fosse un temporale
O se c'è stata una tempesta tra lei e la nonna,
si fidava di me più di tutti gli altri
anche quando era stanca, continuava a cullarmi
Ninna nanna, ninna nanna
Madre Stefania, Stefania mia madre
Il campo è in fiore, ma i suoi capelli stanno diventando grigi
Madre, cantami la ninna nanna
Voglio sentire la tua cara parola
Non sono più un bambino, ma mi tratterà sempre come tale
Non sono più un bambino, ma continua a preoccuparsi per me, ogni volta che esco
Madre, sei ancora giovane. Se non apprezzo la tua gentilezza, sto andando verso un vicolo cieco
Ma il mio amore per te non ha fine.
Madre Stefania, Stefania mia madre
Il campo è in fiore, ma i suoi capelli stanno diventando grigi
Madre, cantami la ninna nanna
Voglio sentire la tua cara parola




sabato 7 maggio 2022

CERTE MADRI

 


Certe madri

hanno lacrime nascoste

nei  profondissimi  pozzi

degli occhi

 

Certe madri

hanno gioie imprigionate

nelle dimore accoglienti

del cuore

 

Certe madri

hanno preghiere ostinate

lungo i campi minati

della speranza


- Giovanna Giordani -

domenica 1 maggio 2022

SULLA RIVA DEL FIUME



Un antico dolore
increspa il fluire
del fiume

Tra i fili d'erba
cercano pace
i pensieri
nei sogni dei fiori

Obbediente il tiglio
ha riammesso le foglie
a scherzare col vento

Manca solo il profumo
dei fiori di sambuco
da quando è passata
l'ultima piena.


- Giovanna Giordani - 



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