venerdì 17 gennaio 2014

LA RINA




Ricordo la Rina
già in là con gli anni
vestita di scuro
di ritorno dai campi
con l’ampio grembiule
ricolmo di fieno

Ricordo il cortile
i suoi occhi cerulei
e la resa
alle nostre infantili
pressanti richieste
perché raccontasse la
“storia”

Alla Rina
il destino
aveva negato
 un bambino
e lei ci teneva vicino
nell’aia festante di
chiocce e pulcini
iniziando a narrare
di maghi,  di streghe
e briganti

Inebriati d’azzurro
e d’incanto
seguivamo il suo sguardo
lucente
che fissava insistente
un punto lontano
lontano
lontano

- Giovanna Giordani - 

4 commenti:

  1. Che bella, Giovanna! Sembra di vedere davanti a me la "tua" Rina, così tata e così mamma, forse proprio perché non lo è mai stata, pur desiderandolo tanto. Mi piace molto quel "punto lontano/ lontano/lontano..." L'infinito che entra con tenera prepotenza tra i versi... Mi hai ricordato la "mia" tata, si chiamava Paola e aveva una pazienza infinita.
    Grazie.
    Piera

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  2. GRAZIE a te Piera! Sì "La Rina" è esistita veramente nella mia infanzia e quello che più mi colpiva era proprio la sua disponibilità e la sua gioia nel vedere quanto apprezzavamo i suoi favolosi racconti. Diciamo che, pur essendo anche lei come tutte lo donne di paese sovraccarica di lavori anche pesanti, sapeva ritagliarsi questi momenti dedicati a noi piccoli e che, come vedi, hanno lasciato il segno. Spero che legga di lassù!
    Ciao carissima Piera
    Giovanna

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  3. Molto tenera, lascia una scia di antica dolcezza.
    Una chiusa da fiaba.

    Grazie
    Graziella

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