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Stavo
passeggiando in uno dei boschi del mio amato Trentino.
Come al solito ero
affascinata dall’ascolto dei teneri ciangottii che provenivano dai rami degli
alberi e dal lieve stormire delle fronde che sembravano rivolgermi il loro
saluto di benvenuto. Tutto era pace, serenità. All’improvviso questa pace fu interrotta
da un rumore di rami spezzati, scricchiolio di sterpaglie e tonfi pesanti alle
mie spalle. Mi girai e rimasi impietrita da ciò che stava davanti ai miei
occhi. Un enorme orso, ritto sulle zampe posteriori e le fauci spalancate
iniziò a rugliare verso di me in modo che mi sentii raggelare il sangue. I suoi
denti bianchissimi e appuntiti spiccavano orgogliosi e mi sembrò che anche il
bosco dintorno ammutolisse di terrore. Rimasi immobile. Il cervello era solo
capace di dirmi che avrei fatto la fine delle galline, pecore, mucche e asini di
cui tale animale, come avevo letto e visto sui giornali, era ghiotto. Attesi. Non
potevo fare altro. Le mie gambe erano diventate due macigni inamovibili.
L’orso
richiuse le fauci e mi fissò intensamente. - Forse non gli piaccio. - Sperai.
Lui continuava
a fissarmi con i suoi occhioni luccicanti di
lampi di rimprovero, che non promettevano niente di buono, e sembrava mi
dicessero:
- cosa fai tu, qui, straniera? Come osi
entrare nella mia casa senza aver suonato il campanello? –
Poi rugliò di
nuovo tendendo verso di me le sue zampe anteriori.-
E’
finita – pensai e cominciai a gridare disperatamente: - Il campanellooooooo, dov’è
il campanellooooo???!!!!!! –
Ma mi
rendevo conto che le mie grida erano afone per cui nessuno poteva sentirmi. Riprovai
ancora, mentre l’orso ormai mi era addosso con la sua scura mole ondeggiante e le
fauci spalancate. Poi il buio mi avvolse e mi svegliai madida di sudore, ma
felice di essere comodamente seduta sul divano di casa. Mi resi conto di essermi assopita davanti alla
tv, con il giornale sulle ginocchia dal quale spiccava il viso sanguinante dell’uomo ferito da un orso.
– Che ti
succede? – mi si stava chiedendo con voce preoccupata. - Cos’è questa storia
del campanello? –
- Oh
niente - risposi - mi raccomando, se andate a passeggiare nei boschi, non
dimenticate di portare con voi un campanello. Lo esige il re dei boschi. Se
entrerete nella sua reggia senza aver suonato il campanello, lui si arrabbierà parecchio,
e… speriamo che ve la cavate! -
- Giovanna Giordani -
L'amore per gli animali e, nello stesso tempo, un grande rispetto per la natura e per le sue leggi, come è giusto che sia. Questo trovo nel tuo bel racconto, cara Giovanna.
RispondiEliminaLetto tutto d'un fiato e con piacere.
Grazie.
Piera
Grazie, Piera! Sì, credo che nessuno in Trentino sentisse nostalgia dell'orso, e ora che qualche malcapitato ne ha sperimentato le "doti", gli addetti stanno pensando a come ridurne il numero, visto che si sono moltiplicati a dismisura. Se li avessero lasciati in pace in Slovenia! Ciao carissima
EliminaGiovanna
Raggelante, mi sembrava di essere anch'io dentro l'incubo, già perché poi era ...solo un incubo. Molto ben scritto questo raccontino...di protesta, in difesa degli abitanti dei tuoi luoghi.
RispondiEliminaFranca
Grazie Franca, hai detto bene, in difesa degli abitanti.
EliminaGli animalisti fra i loro slogan dicono che gli uomini sono più feroci di certi animali. In certi casi, purtroppo (anche alla luce delle recenti cronache) è proprio così. L'uomo può dimostrare una crudeltà e ferocia inaudita. Ma non tutti gli uomini sono così. Anzi, sono convinta che la maggior parte non è violenta e ama l'armonia e la pace. Così nel nostro Trentino credo che gli abitanti abbiano diritto ad inoltrarsi nei boschi in tutta serenità, senza la paura di incontrare l'orso che non è l'orsetto di peluche, ma un carnivoro imprevedibile che avrebbero dovuto lasciare in pace nei boschi selvaggi da dove l'hanno preso. I boschi del Trentino sono fortemente antropizzati a beneficio degli abitanti e dei turisti. Ma ormai certi nostri politici, già da qualche anno, hanno combinato questo guaio ed ora è molto difficile correre ai ripari. Tante le lettere di protesta sui giornali da parte di residenti e turisti, ma fare un pullman di 145 orsi da riportare in Slovenia non sarà impresa facile! Io credo che rispettare e amare gli animali non significhi essere subordinati ad essi, a rischio di lasciarci la vita. E' il rischio che hanno corso già due persone, uscite dall'incontro con l'orso con profonde ferite fisiche e, naturalmente, psichiche difficili da rimarginare.
Giovanna
Letto solo ora, lo trovo bellissimo, questo tuo racconto, e fino alla fine pensavo che avessi davvero guardato negli occhi quell'orso e che tu fossi stata assalita. Per fortuna era solo un sogno, direi quasi un incubo. Perfetta per quanto successo in questi giorni. C'è chi dà ragione all'orso, o orsa, disturbata da persone che non fanno parte del suo habitat. E chi invece pensa che gli orsi non sono nativi dei nostri monti. So solo che nessuno dovrebbe fare la fine di quel che è accaduto a quel runner.
RispondiEliminaTe la rubo e la riporto sul mio blog, se non ti dispiace! Ovviamente a tuo nome! E'' mio anche il commento precedente, ho dimenticato di firmarlo Danila
RispondiEliminaGrazie, carissima Danila!
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