- E a forza di sterminare animali, s'era capito che anche sopprimere l'uomo
non richiedeva un grande sforzo. -
- Erasmo Da Rotterdam
"...Non si deve uccidere nessun animale senza aver prima chiesto perdono allo spirito della sua specie..." (da Sull'immortalità degli animali di Eugen Drewermann)
-.-.-.-.-
C’è un’immagine, fra le
innumerevoli che percorrono la mia mente, che mi sorprende talvolta, inaspettatamente,
nei momenti più imprevedibili.
E’ la visione che ebbi un
pomeriggio di prima estate durante una passeggiata su un altipiano dove
m’imbattei in una malga dal tipico aspetto rustico, ma ordinata e pulita.
Non ero avvezza, fin da piccola,
a vedere da vicino gli animali da allevamento e quando mi capitava l’occasione
di trovarmeli davanti è sempre stato per me un momento epifanico.
Le mucche, ad esempio, con i loro
tondi corpi paciosi, macchiati di quei
colori caldi e contrastanti, con quei musi dagli occhi buoni e innocenti mi
ispiravano sempre un misto di gioia e tristezza assieme.
La prima volta che vidi un gregge
ero già in là con gli anni e non so descrivere l’emozione, la meraviglia alla
vista di quelle bestiole che si muovevano fianco a fianco in un cammino di
reciproca innata solidarietà; e come dimenticare lo struggente belato delle
madri che richiamavano a sé gli agnellini? Un presepio vivente che mi riportava
all’infanzia lontana.
Quel pomeriggio, dunque, capitai a quella malga accanto alla quale stava una
bassa costruzione.
Mi accostai incuriosita allo
steccato che la circondava e fui accolta da un piccolo maialino che mi venne a
salutare sfregando sul recinto il suo musetto rosa dagli occhietti gonfi, a
mandorla, nella speranza, io supposi, di ricevere qualcosa da mangiare; ma, sfortunatamente, non avevo niente con me e
mi limitai a guardarlo con un misto di compassione e stupore.
Nell’angolo del cortile notai
inoltre tre o quattro maiali accovacciati l’uno accanto all’altro quasi
abbracciati, che sembravano dormire, come vinti da una grande spossatezza e
indifferenti al mondo.
Non potei non pensare alla loro
sorte. E fui pervasa da una subitanea malinconia.
Voi dite che sono patetica? Può
essere, ma dirò di più: improvvisamente
dall’oscurità di un’apertura della casetta sbucò fuori un maialone roseo e
rubicondo che si mise a saltellare come in preda ad una gioia frenetica.
Cominciò ad urtare col muso i maiali addormentati come volesse svegliarli per farli
partecipi della sua dirompente allegrezza. Ma i suoi tentativi di comunicare la
sua letizia cadevano nel rifiuto totale da parte di questi ultimi, ché proprio
non volevano saperne delle sue avances. Lo guardavo ballonzolare imperterrito, mentre
i dormienti sembravano ammonirlo con la loro immobilità. Il messaggio mi sembrò
chiaro: “non capisci, ingenuo, che per noi c’è poco da stare allegri?“
Ma lui, testardo, continuava a
“ballare” emettendo gioiosi grugniti.
Mi discostai per entrare nella
malga al cui soffitto stavano appesi dei salumi di varia grossezza e, alla loro
vista, sentii dentro di me un lamento che saliva strisciando da non so dove.
Bevvi un caffè e me ne tornai a
casa con una pezza di formaggio.
Forse vi farò sorridere ancora,
ma mi capita ogni tanto, magari quando sono al supermercato o sto preparando il
pranzo, di rivedere quel giocondo maiale saltellare goffamente con quel suo
corpo buffo, roseo e pesante, voglioso di partecipare ai suoi compagni la sua
gioia di vivere, ignaro del perché, la sua gioia, veniva così snobbata e incompresa
dai suoi simili.
- Giovanna Giordani -
Bellissimo. Questo racconto fa molto riflettere sulla condizione degli animali e il loro infausto destino. Poveri!
RispondiEliminaGraziella
Sì, Graziella, come disse Anna Maria Ortese gli animali sono i «popoli muti di questa terra, i popoli detti Senza Anima – dal Dittatore fornito di anima – e per di più mortale! – che è il loro carnefice da sempre».
RispondiEliminaUn abbraccio
Giovanna
Giovanna, quanti sentimenti contrastanti dopo averti letto! Ho gradito molto il tuo racconto per come l'hai scritto, per il tuo sguardo sempre sensibile, ma nello stesso tempo ha suscitato in me sentimenti di malinconia, pietà, direi, e anche rimorso, verso esseri viventi che noi "umani" continuiamo a sottovalutare e a sfruttare quotidianamente.
RispondiEliminaIo da tempo consumo pochissima carne, molti dicono che, al contrario, non se ne può fare a meno, sarà...
Grazie, sempre bello leggerti.
Piera
Grazie sempre Piera per avermi letta! Sì, è la ancestrale catena alimentare, però anch'io ho diminuito parecchio il consumo di carne (fosse per me sola l'avrei eliminata completamente, ma in famiglia c'è qualche resistenza...!). Ho però anche l'esempio di conoscenti che stanno allevando il loro pargoletto con dieta vegetariana e cresce benissimo e è bellissimo... perciò è tutta questione di volontà e di saper sostituire la carne con proteine vegetali che in natura ci sono (fagioli, legumi ecc.). Ma una cosa importante al di là di questo ideale vegetariano, è quella, se non altro, di non farli soffrire e di trattarli con rispetto e non tenerli in luoghi angusti e sporchi o, come fanno ad esempio con le oche, ingozzarle con violenza perchè facciano un fegato più grosso, questa è crudeltà pura in funzione di un tornaconto economico e, purtroppo, sappiamo che è una caratteristica della razza umana... Una caro saluto, Piera
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