CONCERTO
D’ANIME
Una
nota poi un’altra
Un
coro a bocche chiuse
Un
suono non suono
Una
vibrazione d’eternità
Sentimenti
emozioni
Passioni
Soffuse
malinconie
S’uniscono
Si
mescolano
Con
toni sommessi
Quasi
una ninna nanna
All’umanità.
Tutto è chiaro nella poesia di Renzo Montagnoli,
nessuna presenza di astruse metafore da decifrare, solo un dialogare sommesso,
quasi un sussurro, come l’ascolto di una tenera confidenza.
Ritrovo il piacevole stile dello scrittore anche in
questa sua seconda silloge.
L’autore osserva, pensa, riflette sulla realtà che lo
circonda. La natura esercita su di lui un fascino ammaliatore che lo pervade
portandolo a sentirsi con essa in magica sintonia. Da qui l’esigenza
di usare la parola per fissare emozioni, sensazioni, riflessioni che possano
valorizzare ed eternizzare ciò che egli percepisce come esperienza del
mistero infinito di cui si abbevera la sua anima. La sua anima, appunto, poiché
egli ne parla come di una dolce amica fedele “Anima mia”, l’altra
parte di sè che glisopravviverà in quanto spirito facente
parte di quel cerchio che si espande all’infinito e dove anche il pensiero
spesso “dolcemente naufraga”. E così l’anima diventa nocchiero della
vita… “l’anima è il nocchiero che mi guida”. (La guida)
Incontreremo ancora la sua anima in “Cento gradini”
dove il poeta ne sente vibrare la presenza nel momento in cui apre le porte al
silenzio che gli permetterà di ascoltare la voce del suo cuore. E poi in
tante altre poesie come in L’ultimo approdo”…. E nella luce
del tramonto/mentre s’appresta la sera/l’anima scivola silenziosa/lenta
s’invola…”
In questa silloge Renzo ci prende per mano e ci
fa conoscere luoghi e atmosfere che sono per lui fonte d’ispirazione
poetica e dai quali ci sentiamo delicatamente avvolgere come in una nuvola. E
così prima di tutto “vediamo” le sue poesie e poi ne assaporiamo il
carattere profondo, sensibile e coinvolgente.
Ed ecco l’Onda ….”all’ultima
meta/infine ha portato/la sua vita di sale”.Oppure Le cattedrali
del cielo con il loro irridere ..”all’umana sapienza…”.
Ogni visione ha la sua voce, il suo messaggio che si può cogliere solamente
nella sacralità del silenzio.
Ma il filo conduttore di questa raccolta poetica è il
tempo; tempo che sembra essere lunghissimo per le rocce che si sbriciolano
in millenni e breve per l’esistenza umana o brevissimo per altri esseri
viventi. Il tempo che disegna un cerchio infinito dove ciò che
si disfa si ricrea con un ritmo cadenzato ed incessante.
Così in La primavera ”…Un’altra
primavera/un’altra stagione/rubata all’eternità.”
Il tempo, che accoglie la vita, ne condivide le
gioie e i tormenti e su tutto lascia la sua eterea carezza. …”un breve
battito d’ali/ un volo improvviso/ un balzo di vita/ e subito pensi /che il
tempo corre…(Il desiderio di vivere)
Leggo queste poesie come dei mini racconti
in versi intrisi di malinconia, oserei dire leopardiana, per quel suo
accostarsi alla natura con riverenza ed incanto ravvisando la sua precarietà in
simbiosi con l’esistenza dell’uomo nel suo continuo nascere e morire,
aggrappato ad un’eterna illusione. Eppure, come succede nel leggere
Leopardi, la constatazione della caducità dell’esistente, non produce in noi
pessimismo, bensì accettazione che non è “la docilità dello sconfitto”, come
giustamente dice Manini nella prefazione, bensì l’accettazione e la
curiosità di esplorare questo mistero con i mezzi che abbiamo a disposizione.
Uno di questi è sicuramente la parola con la quale possiamo cercare di
comprendere, almeno parzialmente, quanto sta fuori e dentro di noi.
Ed è ciò che fa il nostro poeta
invitandoci, ermeneuticamente, a riscoprire e assaporare le piccole gocce
di serenità o felicità che qualche volta la vita sa offrire, regalandoci
momenti imprevedibili e luoghi soffusi di magia, di sogni e di pace nei quali
la poesia trova terreno fertile per germogliare.
Giovanna Giordani
Anno 2008 - Edizioni Il Foglio
Prezzo € 10 - 70 pp.
ISBN 9788876061967
Anno 2008 - Edizioni Il Foglio
Prezzo € 10 - 70 pp.
ISBN 9788876061967
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