C’era una volta un albero un po’
particolare, e vi dirò subito perché: sapeva cantare! All’arrivo della
primavera, dunque, al primo tepore del sole, le sue tenere foglioline
cominciavano ad aprirsi e intonavano un coro che si espandeva per tutto il
giardino.
Dapprima iniziavano fievolmente,
poi, mano a mano che crescevano e diventavano delle robuste foglie verdi, anche
le loro voci si facevano sempre più sonore e armoniose rallegrando così le
giornate di quel luogo ameno.
Vicino a quest’albero canterino
c’era una di quelle piante grasse con quei tremendi aculei che sembravano
sempre pronti a colpire chi si avvicinava troppo. Ebbene questa pianta era
l’unica nel giardino che non apprezzava per niente le canzoni di questo albero
e pertanto continuava a brontolare come una pentola di fagioli. – Verrà anche l’autunno – borbottava tra sé –
così questa musica smetterà -. E intanto diventava sempre più gonfia di stizza
e i suoi spini sembravano pronti a schizzar via per pungere qualche
malcapitato.
Verso settembre arrivò nel
giardino il primo venticello portando un po’ di tremore dappertutto.
La voce delle foglie dell’albero
canterino cominciò a indebolirsi. E il sole, impietosito, cercò di donare loro tutto il
calore di cui era capace in quel periodo dell’anno, facendole diventare
splendenti come l’oro. E così poterono continuare a gorgheggiare contente.
In ottobre passò da quelle parti
un signore molto distinto assieme ad un suo amico che indossava dei vestiti un
po’ larghi, aveva i capelli lunghi e amava dipingere quadri.
Giunti davanti all’albero che
sapeva cantare, si fermarono estasiati dallo splendore delle foglie che il sole
non smetteva di accarezzare.
- Che meraviglia! – disse il
signore elegante. – Davvero splendido! – replicò il pittore.
A quei complimenti le foglie
arrossirono di piacere e alcune svennero
per l’emozione, cadendo a terra.
- Domani potresti venir qui con il
tuo cavalletto e con i tuoi pennelli – disse il signore elegante al pittore.
- Verrò volentieri – rispose questi.
- Ecco care - disse la pianta
grassa – domani ci faranno il ritratto. Potreste almeno per un giorno smettere
di cantare? -
- Smettere di cantare? Perché? –
risposero le foglie - noi domani faremo
del nostro meglio per regalare a quei signori gentili le nostre più belle
melodie -. La pianta grassa bofonchiò rassegnata; tanto con quelle era proprio
inutile discutere.
L'indomani arrivò il pittore con il suo
cavalletto sul quale sistemò una tela bianca di media grandezza; si sedette su
una panchina di fronte all’albero che cantava e, presi pennelli e tavolozza, iniziò a dipingere. Era una giornata meravigliosa. Dallo sfondo del cielo turchese e alla luce del sole tutti gli alberi splendevano dei colori più belli e l’albero canterino spiccava fra tutti per la sua luminosità. Lo
spettacolo era davvero mozzafiato; le foglie arrossivano sempre di più nel
sentirsi così al centro dell’attenzione, e cantavano sommessamente.
Disse la pianta grassa: - meno male
che oggi almeno cantate più piano e non mi rompete i timpani con i vostri
strilli (!) –
Alla fine della giornata il
pittore regalò il quadro al suo amico che ne fu molto contento, mentre la notte abbassò le palpebre a tutti
gli abitanti del giardino, che si addormentarono pacifici.
L’autunno e l’inverno avanzavano
a grandi passi e il vento che li accompagnava faceva cadere le foglie di quasi
tutti gli alberi. Solo la pianta grassa rimaneva imperterrita, assieme alle
piante sempreverdi che sonnecchiavano silenziose.
Anche le foglie canterine caddero
una ad una e, mentre si adagiavano sul
terreno intorno al tronco dell’albero, continuavano a cantare piano piano, finché si addormentarono tranquille; sapevano infatti che l’albero conosceva a
memoria le loro canzoni e le teneva ben custodite per la primavera successiva.
La pianta grassa, che ormai non
poteva più sentirle, disse: - meno male
che almeno adesso posso dormire in pace –
e, distolto lo sguardo dai rami spogli dell’albero, cominciò a russare come un
trombone stonato.
In una bella casa, non molto
lontano dal giardino, quel signore elegante di cui abbiamo parlato poco fa, una
sera invitò a cena amiche ed amici con le rispettive famiglie. E in quell’occasione mostrò loro il dipinto fatto
dal suo amico all’albero dai colori splendenti.
Tutti guardarono il ritratto con
ammirazione. Fra i presenti c’era anche una ragazzina che amava molto dipingere
e alla vista del quadro proruppe in una esclamazione di meraviglia : - Ma è bellissimo!
Quell’albero ha i colori dell’oro e sembra quasi che sprigioni una musica! -. Non si era resa conto, come noi sappiamo, di
aver detto proprio la verità. E fu così che il nostro albero poté continuare a
cantare felice nel quadro, in ogni
stagione, ma solo le persone speciali
riuscivano a sentirlo.
Giovanna Giordani
Sei molto brava, Giovanna, una storia che si legge con grande piacere, costruita molto bene. Interessante anche la presenza dei personaggi secondari, l'uomo distinto e il pittore, e per concludere, la ragazza che sa guardare oltre le apparenze. E poi, la brontolona di turno, proprio come tra gli umani.Troppo carina!
RispondiEliminaCiao, cara.
Piera
Dimenticavo: il quadro è tuo, vero? Mi pare di riconoscere lo stile.
RispondiEliminaAncora un grande grazie del tuo bel commento, Piera! Si, il quadro è mio .) Un abbraccio
RispondiEliminaGio
Ti ho scoperto, eh...volevi tenerlo nascosto... Brava!
RispondiEliminaGrazie, chi sei?!
EliminaSono sempre io, Gio.
EliminaPiera
Bellissimo racconto che, risuona nell'anima e fa stare bene.
RispondiEliminaPiaciuto tantissimo.
Ciao, Graziella
Bellissimo Giovanna, grazie !
RispondiEliminaGraziella.
Grazie a te gentilissima Graziella. Abbraccio grande
RispondiEliminaGio