mercoledì 3 giugno 2015

LA GIOIA DI VIVERE





- E a forza di sterminare animali, s'era capito che anche sopprimere l'uomo
non richiedeva un grande sforzo
. -
- Erasmo Da Rotterdam


"...Non si deve uccidere nessun animale senza aver prima chiesto perdono allo spirito della sua specie..." (da Sull'immortalità degli animali di Eugen Drewermann)

-.-.-.-.-

C’è un’immagine, fra le innumerevoli che percorrono la mia mente, che mi sorprende talvolta, inaspettatamente, nei momenti più imprevedibili.
E’ la visione che ebbi un pomeriggio di prima estate durante una passeggiata su un altipiano dove m’imbattei in una malga dal tipico aspetto rustico, ma ordinata e pulita.
Non ero avvezza, fin da piccola, a vedere da vicino gli animali da allevamento e quando mi capitava l’occasione di trovarmeli davanti è sempre stato per me un momento epifanico.
Le mucche, ad esempio, con i loro tondi corpi  paciosi, macchiati di quei colori caldi e contrastanti, con quei musi dagli occhi buoni e innocenti mi ispiravano sempre un misto di gioia e tristezza assieme.
La prima volta che vidi un gregge ero già in là con gli anni e non so descrivere l’emozione, la meraviglia alla vista di quelle bestiole che si muovevano fianco a fianco in un cammino di reciproca innata solidarietà; e come dimenticare lo struggente belato delle madri che richiamavano a sé gli agnellini? Un presepio vivente che mi riportava all’infanzia lontana.
Quel pomeriggio, dunque, capitai  a quella malga accanto alla quale stava una bassa costruzione.
Mi accostai incuriosita allo steccato che la circondava e fui accolta da un piccolo maialino che mi venne a salutare sfregando sul recinto il suo musetto rosa dagli occhietti gonfi, a mandorla, nella speranza, io supposi, di ricevere qualcosa da mangiare;  ma, sfortunatamente, non avevo niente con me e mi limitai a guardarlo con un misto di compassione e stupore.
Nell’angolo del cortile notai inoltre tre o quattro maiali accovacciati l’uno accanto all’altro quasi abbracciati, che sembravano dormire, come vinti da una grande spossatezza e indifferenti al mondo.
Non potei non pensare alla loro sorte. E fui pervasa da una subitanea malinconia.
Voi dite che sono patetica? Può essere, ma dirò di più:  improvvisamente dall’oscurità di un’apertura della casetta sbucò fuori un maialone roseo e rubicondo che si mise a saltellare come in preda ad una gioia frenetica. Cominciò ad urtare col muso i maiali addormentati come volesse svegliarli per farli partecipi della sua dirompente allegrezza. Ma i suoi tentativi di comunicare la sua letizia cadevano nel rifiuto totale da parte di questi ultimi, ché proprio non volevano saperne delle sue avances. Lo guardavo ballonzolare imperterrito, mentre i dormienti sembravano ammonirlo con la loro immobilità. Il messaggio mi sembrò chiaro: “non capisci, ingenuo, che per noi c’è poco da stare allegri?“
Ma lui, testardo, continuava a “ballare” emettendo gioiosi grugniti.
Mi discostai per entrare nella malga al cui soffitto stavano appesi dei salumi di varia grossezza e, alla loro vista, sentii dentro di me un lamento che saliva strisciando da non so dove.
Bevvi un caffè e me ne tornai a casa con una pezza di formaggio.

Forse vi farò sorridere ancora, ma mi capita ogni tanto, magari quando sono al supermercato o sto preparando il pranzo, di rivedere quel giocondo maiale saltellare goffamente con quel suo corpo buffo, roseo e pesante, voglioso di partecipare ai suoi compagni la sua gioia di vivere, ignaro del perché, la sua gioia, veniva così snobbata e incompresa dai suoi simili.

- Giovanna Giordani - 

4 commenti:

  1. Bellissimo. Questo racconto fa molto riflettere sulla condizione degli animali e il loro infausto destino. Poveri!

    Graziella

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  2. Sì, Graziella, come disse Anna Maria Ortese gli animali sono i «popoli muti di questa terra, i popoli detti Senza Anima – dal Dittatore fornito di anima – e per di più mortale! – che è il loro carnefice da sempre».
    Un abbraccio
    Giovanna

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  3. Giovanna, quanti sentimenti contrastanti dopo averti letto! Ho gradito molto il tuo racconto per come l'hai scritto, per il tuo sguardo sempre sensibile, ma nello stesso tempo ha suscitato in me sentimenti di malinconia, pietà, direi, e anche rimorso, verso esseri viventi che noi "umani" continuiamo a sottovalutare e a sfruttare quotidianamente.
    Io da tempo consumo pochissima carne, molti dicono che, al contrario, non se ne può fare a meno, sarà...
    Grazie, sempre bello leggerti.
    Piera

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    Risposte
    1. Grazie sempre Piera per avermi letta! Sì, è la ancestrale catena alimentare, però anch'io ho diminuito parecchio il consumo di carne (fosse per me sola l'avrei eliminata completamente, ma in famiglia c'è qualche resistenza...!). Ho però anche l'esempio di conoscenti che stanno allevando il loro pargoletto con dieta vegetariana e cresce benissimo e è bellissimo... perciò è tutta questione di volontà e di saper sostituire la carne con proteine vegetali che in natura ci sono (fagioli, legumi ecc.). Ma una cosa importante al di là di questo ideale vegetariano, è quella, se non altro, di non farli soffrire e di trattarli con rispetto e non tenerli in luoghi angusti e sporchi o, come fanno ad esempio con le oche, ingozzarle con violenza perchè facciano un fegato più grosso, questa è crudeltà pura in funzione di un tornaconto economico e, purtroppo, sappiamo che è una caratteristica della razza umana... Una caro saluto, Piera
      Gio

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