Mille porte fa
quando ero una ragazzina
solitaria
in un’enorme casa con quattro
garage e se ben ricordo
era estate,
di notte mi sdraiavo in
giardino,
il trifoglio raggrinzito sotto
di me,
le sagge stelle distese sopra
di me,
la finestra di mia madre un
imbuto
da cui usciva un calore giallo,
la finestra di mio padre,
socchiusa,
un occhio dove passa chi dorme,
e le assi della casa
erano lisce e bianche come cera
e probabilmente milioni di
foglie
navigavano come vele sui loro
strani gambi
mentre i grilli ticchettavano
all’unisono
e io, nel mio corpo nuovo di
zecca,
non ancora di donna,
facevo domande alle stelle
e credevo che Dio potesse
veramente vedere
il calore e la luce colorata,
i gomiti, le ginocchia, i
sogni, la buonanotte.
(Anne Sexton)
Che bella, Giovanna! Mentre leggevo, un verso dopo l'altro, mi chiedevo dove mi avrebbe portato il pensiero della poetessa. Poi, arrivata alla conclusione, ho visto che lei stessa ha lasciato che le sue riflessioni andassero per conto proprio liberamente.
RispondiEliminaMi è piaciuta molto.
Ciao.
Piera
Sì, mi sono piaciuti gli ultimi verso in particolare e allora l'ho postata. Ciao Piera .)
RispondiEliminaGio