martedì 31 ottobre 2023

SENZA POLVERE SENZA PESO (Mariangela Gualtieri)

 Preghiamo

Ancora

Ancora e ancora.

Sì.

Chi preghiamo.

Non so.

Non importa. Qualcuno che ascolta c'è sempre.

Qualcuno che prende su e sistema. 

Fiutate questa mia preghiera e arrotatela fino al suo taglio.

Arrotate anche me. Cari emissari d'ogni guarigione.

Cari esattori celesti. Abbiamo già pagato tanto.

E non siamo migliori. Punto.

Fateci migliori. Punto.

In questo cantoncino di terra

non abbiamo difensori.

In questo centrino smagliato che orbita

non ci sono piloti.

Le barre di comando sono scassate.

Hanno ruggine e fango.

Dove siete? Avete voce?

Intercettateci ancora.


- Mariangela Gualtieri -


venerdì 27 ottobre 2023

QUANDO UN FIORE MUORE

 


(a tutte le piccole  e grandi vittime 

 delle guerre e della violenza )


Quando un fiore
muore
le parole si disperdono
tremanti
in sommessi balbettii
Tracciano segni
esangui
barcollano
non trovano appigli
e cadono
disciogliendosi
mute
nelle lacrime

Giovanna Giordani


domenica 24 settembre 2023

È TEMPO DI RIPORRE L’ESTATE

 


È tempo
di riporre l’estate
nei cassetti
l’ha deciso il sole
e il vento di maestrale

Qui
a lungo non può stare
la bella stagione
e nuovi brividi
percorrono la terra
rassegnata 

Ogni foglia
ogni arbusto
ogni creatura
 implora
i deboli raggi fuggitivi
a rimanere
ma inascoltata resta
la preghiera

Regala ombre
ancora
il sole da lontano
ma senza più calore
e il cielo ora s’appresta
a respirare
piano.

 Giovanna Giordani


mercoledì 6 settembre 2023

IL SOLDATO

 


Ero un uomo

ora sono un numero

ma non so quale

Quando vi diranno

che ne sono stati uccisi

sessantamila o centomila o un milione

io sono in quel numero

Ed è un peccato

credetemi

per un uomo

ridursi a un numero

di un’operazione

il cui risultato

non potrà mai vedere

 

Giovanna Giordani


domenica 30 luglio 2023

LA VECCHIA STAZIONE

 


Il titolo dell’articolo di giornale era inequivocabile: La casetta della vecchia stazione ferroviaria prossimamente sarà demolita .

Elisa fissò come  ipnotizzata la foto che accompagnava l’articolo.

Certo, era la vecchia sala d’attesa della piccola stazione ormai in disuso da tanto tempo. La porta dalla quale si accedeva alla pensilina era rigorosamente chiusa e dai suoi vetri filtrava una luce bianca che impediva la visuale oltre gli stessi. - Era la luce del mattino - pensò Elisa, poiché l’accesso ai binari era a est. Cercò con lo sguardo le vecchie panchine. Erano lì,  accarezzate dai raggi di quella luce mattutina che sembrava consolarle della solitudine che le aveva colpite. E poi, ecco la mensola della biglietteria, con lo sportello in legno abbassato come il broncio di un bambino offeso. Elisa volse lo sguardo alle pareti. La bacheca degli orari mostrava gli angoli cadenti dei fogli ingialliti, come petali di fiori appassiti. A lato della bacheca si poteva notare la porta che portava all’ufficio del capo stazione, ineluttabilmente chiusa. In quella stanza il tempo si era fermato. Lo dimostravano gli arredi fuori moda nonché i modelli datati delle porte. Il tutto imbevuto dalla percezione di un silenzio inesorabile.

-       Verrà demolita – ripeté a bassa voce Elisa. E una punta di tristezza salì lentamente da qualche angolo remoto della sua anima.

Quante volte si era seduta su quelle panchine, quando, giovinetta, attendeva il treno che la portava al lavoro in città. Già, perché quella era una stazioncina di paese dove, per i soliti motivi economici, già da qualche anno era stato deciso che i treni non avrebbero mai più effettuato la fermata.

I ricordi affioravano prepotenti nella mente di Elisa. Allora era giovane e la vita era piena di promesse. - Tutto cambia, tutto finisce.  Anche questa - disse tra sé - anche questa non ci sarà più -.

Elisa passò in rassegna i suoi giovani compagni di viaggio di un tempo. Come lei, obbedienti al destino di lavoratori precoci, pieni di speranze e sogni nel cassetto. Si erano autosoprannominati “La compagnia del treno”. Mezzi addormentati e taciturni al mattino, quando ritornavano dopo la giornata di lavoro, formavano un bel gruppo ciarliero e spensierato. Quanti anni erano trascorsi da allora. Chissà se ogni tanto pensavano ancora a quel periodo della loro giovinezza. Ormai ognuno aveva seguito il destino che la vita gli aveva preparato.

-       “La compagnia del treno” non c’è più – si disse Elisa.

Osservò ancora insistentemente la fotografia di quella saletta d’attesa. Le panchine vuote, la biglietteria chiusa in un suo dignitoso silenzio, la bacheca impolverata.

Quanta gente era passata di lì, quanti sguardi distratti o frettolosi avevano attraversato quel piccolo spazio di mondo. Quanti pensieri avevano sostato nell’aria di quell’angusta stanzetta, in attesa che  il treno arrivasse.  

Era successo anche un gravissimo incidente. Un’anziana passeggera aveva perso la vita investita dal treno mentre attraversava i binari e non si era mai capito come era potuto succedere.

-          Poverina - pensò Elisa - ormai non si ricorda più nessuno di lei. Solo questa vecchia stazione sa la verità. E fra poco anche questa sarà spazzata via. Non è giusto -.

 Fissò la porta dai vetri imbiancati da quella luce accecante.

Elisa si rese conto che lo smantellamento di quell’edificio significava per lei come radere al suolo una parte della sua vita. Sapeva benissimo che nulla è eterno di ciò che ci circonda e tante costruzioni erano state abbattute e sostituite da altre più moderne e funzionali. Bisognava accettare tutto questo. Eppure…- non è giusto - ripeteva a se stessa. Ma all’improvviso qualcosa s’illuminò nella sua mente. Prese le forbici dal cassetto e iniziò a ritagliare dal giornale quella foto che tanto l’aveva colpita. - Questa rimarrà con me - si disse e la portò nella scatola dove custodiva articoli di giornale e altre foto che la interessavano.

La guardò intensamente e le parlò come se quella avesse potuto sentire: - eccoti qui, starai vicino a me e mi racconterai tutto quello che sai. Tu parlerai piano piano e io scriverò. –

Poi Elisa si mise al pc e cominciò a ticchettare sui tasti:

La ragazza arrivò alla stazione trafelata. Il bigliettaio la tranquillizzò dicendo che quel mattino il treno sarebbe arrivato in ritardo di 10 minuti. Si guardò intorno con un sospiro di sollievo mentre un ragazzo alto e slanciato la stava guardando sorridendo: - ciao – le disse - ho avuto la stessa fortuna anch’io questa mattina –

La ragazza ricambiò il sorriso e si sedette esausta sulla panchina. – Ogni tanto i ritardi sono una manna – rispose. Sorrisero entrambi e, appena la ragazza si riebbe dal fiatone, si alzò e si diressero ambedue fuori dalla sala d’attesa verso la pensilina dove, in lontananza,  il treno annunciava il suo arrivo con quel suo fischio inconfondibile…

- Giovanna Giordani

domenica 23 luglio 2023

LE LUCCIOLE PREMUROSE

 


Era una notte scura scura

e una fatina aveva paura

alla sua casa voleva tornare

ma la via non riusciva a trovare

 

Una lucciola che passava

vide la fata che tremava

e avvicinandosi premurosa

illuminò presto ogni cosa

 

Poi sopraggiunsero le sorelle

luccicanti come le stelle

così la strada fu illuminata

e alla sua casa giunse la fata


- Giovanna Giordani - 

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