lunedì 6 maggio 2024

MESSAGGIO DAL SOLE

 


Dal monte

dalla collina

e dal mare

il sole avanza

maestoso

con la sua luce gaia

 

Piccoli umani

dice

io sono il vostro re

senza di me nulla

sarebbe la vostra vita

allora 

ascoltate vi prego

il mio regale messaggio

luminoso e breve:

SIA  PACE FRA VOI


Giovanna Giordani

mercoledì 1 maggio 2024

LA NEBBIA

 

 

Erano gli ultimi giorni stabiliti per la caccia e Anselmo non volle mancare all’appuntamento con il bosco e le sue prede.

S’incamminò di buon mattino, come d’uso per  questo “sport” , e iniziò a salire per il sentiero a lui noto, accompagnato dal suono del ruscello chiacchierino e dai cinguettii degli uccellini mattinieri.

La giornata prometteva bene. Il cielo era sereno tranne qualche striatura qua e là. Il nostro Anselmo dunque, caricati in spalla fucile e zaino, iniziò ad inoltrarsi nella riserva di caccia con la solita speranza di un buon bottino.

Il giorno precedente c’era stato un gran temporale che aveva lasciato le sue orme sui viottoli e la vegetazione era ancora gocciolante.

Anselmo procedeva spedito ma ecco che ad un certo punto si sentì scivolare e, non trovando appigli, si ritrovò per terra  con un forte dolore alla caviglia. Provò ad alzarsi, ma, fatti quattro passi, il dolore era insopportabile e dovette correre ai ripari sedendosi su un muretto che costeggiava il sentiero. Si rimproverò di non aver portato con sé il cellulare e sperò che qualcuno passasse di lì per dargli aiuto. Nel frattempo, poi, con suo grande sconcerto si accorse che il sole aveva ceduto il passo ad un fitto banco di nebbia che si dirigeva proprio verso di lui. Un leggero panico lo prese. Bisognava star fermi ed aspettare, pensò, non c’era altro da fare.

La nebbia avanzava inesorabile racchiudendo entro le sue vaporose braccia tutto ciò che si presentava al suo passaggio. Il bosco ammutolì in un’attesa dall’incerta durata.  L’infortunato pensò bene di frugare nello zaino in cerca del panino che sarebbe stato il suo pranzo e cominciò ad addentarlo per attutire l’ansia che sentiva impadronirsi di lui.

La nebbia era fittissima,  non si poteva scorgere alcunché a mezzo metro di distanza. Il cacciatore chiuse gli occhi e si accorse che qualche pezzo del suo frugale pranzo gli era sfuggito dalle mani (un po’ tremanti) per finire sul sentiero. Si ricompose e provò ad alzarsi, ma appena mise il piede per terra ricominciarono i dolori lancinanti. Non si poteva far altro che attendere il passaggio di qualche viandante o, in caso contrario, tornare indietro sopportando il dolore.

Provò a scrutare quel muro bianco che gli stava di fronte sperando di sentire qualche passo e vedere affacciarsi qualche volto umano, ma tutto era silenzio.  Il bosco attorno a lui era uno scrigno di ovatta.

Si disse che avrebbe aspettato ancora pochi minuti e poi si sarebbe deciso a ritornare sui suoi passi fendendo la nebbia e sopportando quell’antipatico dolore.

Mentre provava ad alzarsi lentamente dal muretto gli parve di sentire un fruscio poco distante da sé e, giratosi, si accorse che la nebbia lasciava lentamente intravedere due punte che sembravano rami di un albero  – Forse si sta diradando – pensò  – meno male così il ritorno sarà meno problematico.-

In effetti quel fitto banco di nebbia, dopo quella breve sosta, incominciò a spostarsi lentamente disvelando ogni cosa al suo passaggio.

Il bosco stava riprendendo il suo “raccontare” e una visione si stava gradatamente materializzando davanti al cacciatore che rimase seduto e immobile dal grande stupore.

Un magnifico cervo con delle maestose corna lo stava fissando dritto negli occhi. Anselmo guardò il suo fucile, ma il cervo non si mosse e continuò a fissarlo. Il cacciatore si sentì ipnotizzato. La preda era lì, accanto a lui, ma lui non riusciva ad imbracciare il fucile. Era indolenzito dal dolore alla gamba e temeva di aggravare la sua situazione con qualche brusco movimento. I suoi occhi erano ormai incantati in quelli del magnifico animale e per un tempo indefinito i due sembravano scambiarsi enigmatici discorsi.

Infine il cervo notò il pezzo di pane per terra e, avvicinatosi lentamente, se lo trangugiò con evidente piacere. Dopo un ultimo sguardo al malcapitato, si girò e si addentrò solennemente nella boscaglia.

-         Non avrei mai potuto – si ripeteva Anselmo - non avrei mai potuto uccidere tanta bellezza e l’innocenza dei suoi occhi me lo impediva senza riserve -.

Non aveva mai visto negli occhi le sue prede, Anselmo, e si accorse che qualcosa stava cambiando nel suo animo.

In quel mentre udì il rumore di passi  cadenzati  e, con sua grande gioia, vide un suo amico cacciatore che gli si stava avvicinando. Gli spiegò  la sua disavventura e questi si premurò di accompagnarlo alla sua abitazione dove avrebbero provveduto alle cure necessarie.

-        - Per fortuna sei arrivato al momento giusto – gli disse – mi sa che non è giornata di caccia oggi, non si vedeva in giro nemmeno un topo -.

I due amici trascorsero così la giornata in compagnia, l’uno contento di essere stato soccorso, l’altro di aver fatto un favore al suo compagno.

E da quel giorno, Anselmo, smise di andare a caccia. Solo lui sapeva il perché. 

Il bosco era diventato per lui un luogo rasserenante per fare salubri passeggiate e raccogliere funghi.

Giovanna Giordani

 

 

 

 

       

 

Post in evidenza

QUANDO

https://secure.avaaz.org/it/petition/VORREI_CHE_IL_DIRITTO_INTERNAZIONALE_SI_ATTIVASSE_AFFINCHE_CESSI_OGNI_GUERRA_NEL_MONDO/?pv=6 Qua...