sabato 26 febbraio 2022

POVERA TERRA (Piera Maria Chessa)

Un altro giorno terribile
per l’Ucraina: bombe, fuoco,
macerie e pianto.
Già troppi i morti ed i feriti
mentre le notti insonni
rendono ogni cosa
più precaria e spaventosa.
L’incertezza e l’angoscia
avvolgono tutto e tutti
e la pace sembra ormai
fuggita altrove
agli occhi disperati
di chi pensava
di poter sempre vivere
in uno Paese libero.

Che ne sarà ora
dei ragazzi, degli adulti,
dei bambini, dei vecchi?
Giovani che s’improvvisano
soldati con brevi corsi
accelerati,
adulti richiamati in difesa
della propria terra,
donne decise anch’esse
ad impugnare le armi,
bambini e vecchi
che guardano sbigottiti
e spaventati le macerie
intorno a loro,
le case abbattute,
le cose più care violate.

Povero popolo ucraino,
povera terra abbandonata
e diventata luogo di conquista
per il sogno inquietante
di un solo uomo
convinto di poter tenere,
come fossero giocattoli,
ogni cosa e ogni persona
nelle sue mani lunghe,
dispotiche e rapaci.

Piera M. Chessa

LA VIOLENZA E' DEI DEBOLI, LA FORZA VERA E' DEI MITI


 


Charlie Chaplin-Discorso all'umanità (sottotitolato ita)

lunedì 21 febbraio 2022

QUEL RAGAZZO

 

 

Quel ragazzo

ucciso nella guerra

non vedrà più il sole

né il cielo azzurro

né quello illuminato dalla luna

e dalle stelle

Non vedrà più gli amati volti

e non avrà più sogni

da realizzare

Lascerà solo dolore

in chi lo amava

ma  questo

non importa

a quelli che vogliono

la guerra


- Giovanna Giordani -


giovedì 17 febbraio 2022

PACE FIRST



Pace prima di tutto

questo sarebbe un grido

bello da sentire

un grido per costruire

un mondo vivibile per tutti

e non solo per gli egoisti e i prepotenti

che si credono sapienti


- Giovanna Giordani -


sabato 12 febbraio 2022

RECENSIONI RICEVUTE

GIOVANNA GIORDANI

 LUNGO IL FIUME DELLA VITA

 YOUCANPRINT, 2021

 

Di tutte le creature della terra/ a mio parere la più bella/ è la famiglia dei fiori…

  Emozionata per averlo ricevuto in dono, è con vero piacere che ho preso in mano il nuovo librino di poesie di Giovanna Giordani, mia amica di penna e di blog da tanti anni.

L’immagine di copertina e il titolo già richiamano il suo libro precedente, identificandola. Infatti il primo, del 2009,  era intitolato Sulla riva del fiume e  aveva come immagine di copertina Boreas del preraffaellita John William Whaterhause, questo secondo ha un titolo simile Lungo il fiume della vita e una  copertina illustrata da un’opera dello stesso autore : Ghather ye Rosebuds while ye may, 1909, che dovrebbe voler dire all’incirca “raccogli i boccioli di rosa finché puoi”. E’ un’immagine ariosa, di grande bellezza e serenità in cui, graziosissime fanciulle, immerse in una ubertosa e fiorita campagna, stanno raccogliendo rose selvatiche e altri fiori lungo un torrente.

 La vita è un fiume, sembra dirci Giovanna, lungo le rive del quale puoi sostare ma solo per un po’, poi devi scorrere con lui, perciò raccogli fiori di poesia finché potrai, perché il canto poetico che “…sguscia/ dai coriacei silenzi/ e splendente e fecondo/ zampilla/ dall’ineffabile sorgente…”  (Il canto dei poeti) ci eleva al di sopra delle ambasce  dal quotidiano, facendoci sentire bene e in pace con noi stessi e con gli altri.

 I testi della poetessa sono contraddistinti dalla levità e profumano di fiaba, come se l’autrice mantenesse sul mondo, nonostante mali e tragedie, lo sguardo incantato del bambino.  Cosicché quasi tutto è personificato o animato da Il bucaneve della poesia omonima “…il suo bussare fu lieve/e la terra comprese…” al suo cuore che “…galopperà veloce/(credo felice)/fra i vapori/fino ai confini estremi/ della luce…” (M’invita il cielo) o anche alle voci del bosco a primavera che “…sono risa argentine/ dei rivoli/figliati dalla neve…”(Le voci del bosco a primavera).

E’ un dire sobrio e pacato quello di Giovanna, ìndice di una raggiunta serenità personale che le permette di vivere in semplicità e  a passo lento il contatto con la natura “…S’impara il lavorio/delle formiche/e delle apine/loro degne amiche…” (E’ questo un posto)

Ma la poetessa va oltre la narrazione dei moti del proprio io. I suoi testi esprimono spesso il dolore, il rammarico, l’indignazione profonda per le ingiustizie che ogni giorno vengono perpetrate contro i deboli, i diversi, i poveri. Ciononostante non perde la speranza che i mali del mondo possano essere sconfitti: la guerra, dalla volontà di pace;  i conflitti tra i popoli , dall’unione di popoli; i profittatori, dalle persone di fede e buona volontà.

Giovanna sogna un mondo di pace per tutti e ce lo dice con leggerezza di versi, con poesie intense nel messaggio che talvolta hanno la cadenza musicale della filastrocca. Non vuole essere pesante, ma i suoi messaggi sono lo stesso toccanti.

“ Sei venuto/dall’altra parte del mondo/fratello fra i deboli/gli emarginati/fra gli assetati e affamati/di giustizia/Hai voluto il nome del Fraticello/e dimostri che ne sei degno…” (A papa Francesco)

 Chiude il libro un pizzico di Haiku riferiti al mutamento delle stagioni, i quali mi sembra stiano ad attestare il desiderio di esprimersi sempre più in forma misurata e sintetica. Aspetto questo che già si nota nei testi in versi liberi, dove troviamo alcune poesie brevi, quasi dei flash, molto belle. Di quest’ultime, per concludere, scelgo di trascrivere Dolomiti, in omaggio all’autrice, alle sue splendide montagne e alle sua rasserenante poesia.

 

DOLOMITI

 Più dolce e seducente

è il bacio del sole

nella sera

ed anche le aquile

sazie di voli

sorridono

del vostro arrossire


(Franca Canapini)






giovedì 3 febbraio 2022

RECENSIONI RICEVUTE


Giovanna Giordani non mi è certo sconosciuta, essendo un ospite frequente di Arteinsieme, il magazine che conduco, e proprio per questo credo di poter scrivere a ragion veduta di un’artista che, animata dai migliori sentimenti, cerca di esprimerli in versi, non di rado con risultati lusinghieri. In cambio rare sono le pubblicazioni delle sue poesie, tanto che prima di questa rammento solo Sulla riva del fiume edita da Aletti nel 2009 e di cui scrissi una recensione positiva. In quel giudizio ormai datato rammento che la stessa Giovanna Giordani mi confermò quanto riportato nella quarta di copertina, che trascrivo fedelmente: “Il mio poetare non è ricercato, lo definirei naif, semplice, vero che ubbidisce ad una voce arcana che mi detta le parole per dar forma scritta alle emozioni, ai sentimenti.” Sono parole che ancor oggi mi sembrano appropriate, perché la poesia dell’autore trentino ha effettivamente le caratteristiche che sono proprie della pittura naif, cioè la semplicità e il candore con cui vengono espressi i sentimenti. Ne scaturisce una poetica che ha un suo pregio e che in genere incontra il favore di chi legge.

Quando il clamore del mondo / si spegne / riecheggia amico / il canto dei poeti . /….”(da Il canto dei poeti); “Il suo bussare fu lieve / e la terra comprese / e chiese al sole / un regalo speciale / per sconfiggere il gelo / che l’opprimeva. /...”(da il Bucaneve); “Le voci del bosco d’inverno / le senti frusciare / fra i rami svestiti / e le foglie rimaste / a vegliare /….” (da Le voci del bosco d’inverno); “Sguardi affacciati / dalle carrozzine / allineate / lungo il corridoio / come rondini in sosta / sui fili della luce / tenere / distanti” (da Casa di riposo).

Versi come questi, nella loro pacata armonia, ben esprimono sentimenti ed emozioni, sono inclini a penetrare senza sforzo nell’animo di chi legge, trasmettendogli un benefico senso di pace, con la dolcezza che li accompagna e una semplicità volta appunto all’immediatezza. L’impressione che mi sono fatta è che sgorghino senza freno dall’animo di Giovanna, pur con il pudore dei crochi che sbocciano nella neve nel tardo inverno e con l’ardore dei primi raggi di sole che annunciano l’arrivo dell’imminente primavera.

Dunque, una poesia semplice, ma per niente scontata, e che trova questo fiume ricorrente nei titolo delle raccolte di Giovanna Giordani, con l’agilità della corrente di parole che scandiscono i versi, saltellante fra le rocce con un suono cristallino e che non diventa mai rombo prima di adagiarsi, procedendo lentamente, nel suo cammino in pianura verso la foce.

Non c’è problema d’interpretazione perché si tratta di sentimenti puri e innati, che sgorgano come una polla di sorgente; si fiondano nel cuore di chi legge e ci restano, sono il sereno dopo una tempesta, sono la quiete in cui ogni tanto rifugiarsi.

Non credo di aver altro da dire, se non la raccomandazione di leggere Lungo il fiume della vita.

Renzo Montagnoli



mercoledì 2 febbraio 2022

I BAMBINI GIOCANO ALLA GUERRA (BERTOLT BRECHT)

I bambini giocano alla guerra

E’ raro che giochino alla pace

perché gli adulti

da sempre fanno la guerra,

tu fai “pum” e ridi;

il soldato spara

e un altro uomo 

non ride più.

E’ la guerra.

C’è un altro gioco

da inventare:

far sorridere il mondo,

non farlo piangere.

Pace vuol dire

che non a tutti piace

lo stesso gioco,

che i tuoi giocattoli

piacciono anche

agli altri bimbi

che spesso non ne hanno,

perché ne hai troppi tu;

che i disegni degli altri bambini

non sono dei pasticci;

che la tua mamma

non è solo tutta tua;

che tutti i bambini

sono tuoi amici.

E pace è ancora

non avere fame

non avere freddo

non avere paura.


- BERTOLT BRECHT - 






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