≪Credevano, gli uomini, che la cosa più sacra e più importante non fosse quella mattinata di primavera, non fosse quella bellezza del mondo, concessa per il bene di tutte le creature, giacché era una bellezza che disponeva alla pace, all’accordo, all’amore: ma fosse, la cosa più sacra e più importante, ciò che essi stessi avevano escogitato per poter dominare gli uni sugli altri.≫(Leone Tolstoj)
giovedì 25 luglio 2024
SENZA TE (Laura Giovannoni)
Quando un grande dolore può diventare Poesia
Il dolore si nasconde
dietro l'ombra
di un sorriso
e poi piove
e sono libera
di correre
nella pioggia
e piangere
- Laura Giovannoni -
venerdì 19 luglio 2024
domenica 14 luglio 2024
venerdì 28 giugno 2024
LE MADRI DEI SOLDATI
Le madri dei soldati
uccisi nelle guerre
hanno lacrime di perla
e cuori spezzati
che nessuna medaglia
potrà consolare né guarire.
Nessun uomo di Stato
degno di questo nome
dovrebbe avere il diritto
di mandare i loro figli
a uccidere
e a morire
Giovanna Giordani
- Poesia premiata al concorso Internazionale Letterario di Poesia - Pro Loco "Città di Anzio" - 22 giugno 2024
mercoledì 26 giugno 2024
DOPO LA BATTAGLIA
Ci fu la battaglia
lungo le rive del fiume
e il fiume
si tinse di rosso
Così i pesci
conobbero con orrore
del sangue umano
il sapore
Giovanna Giordani
domenica 16 giugno 2024
mercoledì 29 maggio 2024
lunedì 6 maggio 2024
MESSAGGIO DAL SOLE
Dal monte
dalla collina
e dal mare
il sole avanza
maestoso
con la sua luce gaia
Piccoli umani
dice
io sono il vostro re
senza di me nulla
sarebbe la vostra vita
allora
ascoltate vi prego
il mio regale messaggio
luminoso e breve:
SIA PACE FRA VOI
Giovanna Giordani
mercoledì 1 maggio 2024
LA NEBBIA
Erano gli ultimi giorni
stabiliti per la caccia e Anselmo non volle mancare all’appuntamento con il
bosco e le sue prede.
S’incamminò di buon
mattino, come d’uso per questo “sport” ,
e iniziò a salire per il sentiero a lui noto, accompagnato dal suono del
ruscello chiacchierino e dai cinguettii degli uccellini mattinieri.
La giornata prometteva
bene. Il cielo era sereno tranne qualche striatura qua e là. Il nostro Anselmo
dunque, caricati in spalla fucile e zaino, iniziò ad inoltrarsi nella riserva di
caccia con la solita speranza di un buon bottino.
Il giorno precedente
c’era stato un gran temporale che aveva lasciato le sue orme sui viottoli e la
vegetazione era ancora gocciolante.
Anselmo procedeva
spedito ma ecco che ad un certo punto si sentì scivolare e, non trovando
appigli, si ritrovò per terra con un
forte dolore alla caviglia. Provò ad alzarsi, ma, fatti quattro passi, il
dolore era insopportabile e dovette correre ai ripari sedendosi su un muretto
che costeggiava il sentiero. Si rimproverò di non aver portato con sé il
cellulare e sperò che qualcuno passasse di lì per dargli aiuto. Nel frattempo,
poi, con suo grande sconcerto si accorse che il sole aveva ceduto il passo ad
un fitto banco di nebbia che si dirigeva proprio verso di lui. Un leggero
panico lo prese. Bisognava star fermi ed aspettare, pensò, non c’era altro da
fare.
La nebbia avanzava
inesorabile racchiudendo entro le sue vaporose braccia tutto ciò che si
presentava al suo passaggio. Il bosco ammutolì in un’attesa dall’incerta
durata. L’infortunato pensò bene di
frugare nello zaino in cerca del panino che sarebbe stato il suo pranzo e
cominciò ad addentarlo per attutire l’ansia che sentiva impadronirsi di lui.
La nebbia era
fittissima, non si poteva scorgere
alcunché a mezzo metro di distanza. Il cacciatore chiuse gli occhi e si accorse
che qualche pezzo del suo frugale pranzo gli era sfuggito dalle mani (un po’
tremanti) per finire sul sentiero. Si ricompose e provò ad alzarsi, ma appena
mise il piede per terra ricominciarono i dolori lancinanti. Non si poteva far
altro che attendere il passaggio di qualche viandante o, in caso contrario,
tornare indietro sopportando il dolore.
Provò a scrutare quel
muro bianco che gli stava di fronte sperando di sentire qualche passo e vedere
affacciarsi qualche volto umano, ma tutto era silenzio. Il bosco attorno a lui era uno scrigno di
ovatta.
Si disse che avrebbe
aspettato ancora pochi minuti e poi si sarebbe deciso a ritornare sui suoi
passi fendendo la nebbia e sopportando quell’antipatico dolore.
Mentre provava ad
alzarsi lentamente dal muretto gli parve di sentire un fruscio poco distante da
sé e, giratosi, si accorse che la nebbia lasciava lentamente intravedere due
punte che sembravano rami di un albero –
Forse si sta diradando – pensò – meno
male così il ritorno sarà meno problematico.-
In effetti quel fitto
banco di nebbia, dopo quella breve sosta, incominciò a spostarsi lentamente
disvelando ogni cosa al suo passaggio.
Il bosco stava
riprendendo il suo “raccontare” e una visione si stava gradatamente
materializzando davanti al cacciatore che rimase seduto e immobile dal grande
stupore.
Un magnifico cervo con
delle maestose corna lo stava fissando dritto negli occhi. Anselmo guardò il
suo fucile, ma il cervo non si mosse e continuò a fissarlo. Il cacciatore si
sentì ipnotizzato. La preda era lì, accanto a lui, ma lui non riusciva ad
imbracciare il fucile. Era indolenzito dal dolore alla gamba e temeva di
aggravare la sua situazione con qualche brusco movimento. I suoi occhi erano
ormai incantati in quelli del magnifico animale e per un tempo indefinito i due
sembravano scambiarsi enigmatici discorsi.
Infine il cervo notò il
pezzo di pane per terra e, avvicinatosi lentamente, se lo trangugiò con
evidente piacere. Dopo un ultimo sguardo al malcapitato, si girò e si addentrò solennemente
nella boscaglia.
-
Non avrei mai potuto – si ripeteva
Anselmo - non avrei mai potuto uccidere tanta bellezza e l’innocenza dei suoi
occhi me lo impediva senza riserve -.
Non aveva mai visto
negli occhi le sue prede, Anselmo, e si accorse che qualcosa stava cambiando
nel suo animo.
In quel mentre udì il
rumore di passi cadenzati e, con sua grande gioia, vide un suo amico
cacciatore che gli si stava avvicinando. Gli spiegò la sua disavventura e questi si premurò di
accompagnarlo alla sua abitazione dove avrebbero provveduto alle cure
necessarie.
- - Per fortuna sei arrivato al momento
giusto – gli disse – mi sa che non è giornata di caccia oggi, non si vedeva in
giro nemmeno un topo -.
I due amici trascorsero
così la giornata in compagnia, l’uno contento di essere stato soccorso, l’altro
di aver fatto un favore al suo compagno.
E da quel giorno, Anselmo, smise di andare a caccia. Solo lui sapeva il perché.
Il bosco era diventato per lui un luogo rasserenante per fare salubri passeggiate e raccogliere funghi.
Giovanna Giordani
giovedì 25 aprile 2024
25 APRILE
domenica 21 aprile 2024
IL RIPOSO DEI CANNONI
Vicino al Sacrario dei caduti
della prima guerra mondiale
si riposano
anche i vetusti cannoni
ormai, per fortuna, senza voce
Osservano dalla collina
l’andirivieni della vita
nella valle pacificata
mentre leggera si avvicina
Proserpina
spargendo erbe e fiori
ingenui doni
quasi
consolatori
Giovanna Giordani
martedì 9 aprile 2024
ECHI DI GUERRA 2024
Echi di guerra
soffocano la gioia
della primavera
Nuovi mostri
in veste umana
spargono veleni mortali sui popoli
Quante vittime ancora
per le loro orribili fauci fameliche?
Nessuno potrà mai sconfiggerli?
- Giovanna Giordani -
giovedì 4 aprile 2024
AMICO TEMPO
Amico tempo
trascinatore
d’infinite vite
senza sosta
veleggi nel tuo mare
accogliente
Qual è il tuo porto?
Dove gli enigmi
potranno essere svelati?
- Giovanna Giordani -
lunedì 25 marzo 2024
Tu, Dio (Mariangela Gualtieri)
"Tu, Dio, mi hai perduto -
cercami finché posso
ancora essere trovato".
Grande scontroso Dio
che non siedi mai
alle tavole apparecchiate.
Scontroso che adesso mi hai
perduto.
Tu maestro del silenzio più duro
questa batosta di silenzio
bisogna reggerla senza indurire.
Senza indurire sto lontano da te.
- Mariangela Gualtieri -
venerdì 8 marzo 2024
GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA - 8 marzo
Sarebbe una bella giornata
se non si pensasse
a tutte quelle che sono state assassinate
maltrattate
abusate
violentate
a tutte quelle uccise nelle guerre
alle madri dei soldati
che non potranno più abbracciare
i loro figli
a tutte quelle che non hanno la libertà
di istruirsi, di lavorare
di parlare
o vestirsi come gli pare
alle discriminate
Sarebbe una bella giornata
si
sarebbe una bella giornata
se da questi pensieri
non fosse rovinata
mercoledì 6 marzo 2024
BEATI
Beati quelli che non si arrendono
e lottano contro le ingiustizie
e la corruzione
Beati quelli che non hanno paura
della forza bruta di un certo potere
Beati i poeti che non temono
il carcere per le loro parole
Beati quelli che urlano
dal profondo del cuore
l’orrore della guerra
e di ogni violenza
Giovanna Giordani
venerdì 9 febbraio 2024
LA VITA NASCOSTA (FILM)
https://www.mymovies.it/film/2019/la-vita-nascosta/
C'è solo una parola per definire la storia e il film: SUBLIME
giovedì 8 febbraio 2024
LE FILASTROCCHE DI GIO'
Ecco una mia raccolta di filastrocche per piccoli e grandi
Descrizione
Scrivere filastrocche è come danzare con le parole. Rime che si rincorrono e, compiaciute, si ritrovano dando vita ad immagini fantastiche o reali che raccontano la meraviglia della di vita. Età di lettura: da 4 anni.
domenica 28 gennaio 2024
I POTENTI (FELICE SERINO)
I potenti
di Felice Serino
beato chi pratica la giustizia:
i potenti voltano la faccia
i potenti operano al buio
non sopportano la luce che li acceca
ogni opera buona
di chi è troppo umano
è sasso d' inciampo
i potenti dileggiano
chi osa parlare
d' amor fraterno
al grido del povero
prostituito alla vita
oppongono un ghigno feroce
Da La vita immaginata (Youcanprint, 2023)
giovedì 25 gennaio 2024
CHISSA' (Wanda Lamonica)
Chissà dove finiscono i baci persi,
le stelle cadenti
che nessuno ha mai guardato.
Chissà dove finiscono le parole
sprecate,
le lacrime invisibili al resto del
mondo,
i sogni mai realizzati.
Chissà dove finisce l'amore debole
quando non nasce nemmeno,
dove va ad urlare il dolore
quando nessuno lo ascolta,
dove si perde l'aria
mossa dalle mani che stavano per
raggiungere altre mani.
Chissà dove finisce la forza inutile dei
pugni stretti per rabbia,
l'appartenersi quando si promette
"per sempre"
e per sempre non è stato.
Chissà dove finiscono le canzoni sotto
la doccia,
i dispetti delle dita che non si
intrecciano per orgoglio,
i pensieri nascosti che nessuno
sospetta mai.
Chissà dove finiscono i sussurri
quando non si avvicina neppure un
orecchio a raccoglierli,
le carezze mai date e le scuse mai
fatte.
Chissà dove finisce il coraggio che
non è più servito,
la dolcezza mielosa che non fa
carattere,
il silenzio di un applauso timido di
ciglia innamorate.
Chissà dove va a finire il sole quando
tramonti prima tu.
Tu che nemmeno sapevi di saper fare
il rosso.
- WANDA LAMONICA -
mercoledì 24 gennaio 2024
DOPO UN GRANDE DOLORE (Emily Dickinson)
Dopo un grande dolore viene un senso solenne
stanno composti i nervi, come tombe
il cuore irrigidito chiede se proprio lui
soffri tanto? Fu ieri o qualche secolo fa?
I piedi vanno attorno come automi
per un’arida via
di terra o d’aria o di qualsiasi cosa
indifferenti ormai:
una pace di quarzo, come un sasso.
Questa è l’ora di piombo, e chi le sopravvive
la ricorda come gli assiderati
rammentano la neve:
prima il freddo, poi lo stupore, infine
l’inerzia.
EMILY DICKINSON
(Traduzione di Margherita Guidacci)
giovedì 4 gennaio 2024
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