RISUONA LIEVE
DELLE FOGLIE CANGIANTI
L’ULTIMO CANTO
G.G.
≪CREDEVANO, GLI UOMINI, CHE LA COSA PIÙ SACRA E PIÙ IMPORTANTE NON FOSSE QUELLA MATTINATA DI PRIMAVERA, NON FOSSE QUELLA BELLEZZA DEL MONDO, CONCESSA PER IL BENE DI TUTTE LE CREATURE, GIACCHÈ ERA UNA BELLEZZA CHE DISPONEVA ALLA PACE, ALL’ACCORDO, ALL’AMORE: MA FOSSE, LA COSA PIÙ SACRA E PIÙ IMPORTANTE, CIÒ CHE ESSI STESSI AVEVANO ESCOGITATO PER POTER DOMINARE GLI UNI SUGLI ALTRI >. (Leone Tolstoj)
When you go home, tell them of us, and say: For your
tomorrows, these gave their today. They shall not grow old, as we that are left
grow old. Age shall not weary them, nor the years condemn. At the going down of
the sun, and in the morning We will remember them. Slava heroyam!
Lingua
originale: inglese. Traduzione :
Quando torni
a casa, racconta loro di noi e di': Per i tuoi domani, questi hanno dato il
loro oggi. Non invecchieranno come invecchieremo noi che siamo rimasti. L'età
non li stancherà, né gli anni li condanneranno. Al tramonto del sole e al
mattino Li ricorderemo.
Gloria agli eroi!
Mark
Dickinson from X
In questo tempo difficile in cui la crudeltà della guerra porta immane dolore all'umanità, propongo questa significativa e sofferta poesia della poetessa Fiorella Giovannelli
Signore
del cielo vuoto
Non
voglio angeli armati
Né paradisi
promessi ai vili.
Ti
parlo da qui,
tra
polvere e vetri spezzati, con il cuore
in
frantumi e il corpo che stringe ciò che
resta
di mio figlio.
Guarda,
se osi, il giocattolo bruciato
ancora nella
sua mano.
Guarda
la mia casa,
non è
più una casa:
è una
bocca spalancata
che
urla senza suono.
Chi ha
il diritto di vivere?
Chi ha
deciso che i miei occhi
valevano
meno di altri?
Dov’è
il mondo che predica pace
e vende
armi nel silenzio?
Io non
perdono
Non ancora
Ma
prego.
Prego
per i miei morti,
per i
tuoi,
per chi
ha smesso di sentirsi
umano.
Prego
perché un giorno
nessuna
madre debba più
riconoscere
suo figlio
dai frammenti.
Non ho
altro che questa voce
una coperta
di polvere e la voce,
se la
ascolti è
Dio che
piange con me.
Fiorella
Giovannelli
— Nonna, come si affronta il dolore? — Con le mani, mia
cara. Se lo fai con la mente, il dolore invece di attenuarsi, si indurisce
ancora di più... — Con le mani, nonna? — Sì... Le nostre mani sono le antenne
della nostra anima. Se le fai muovere... Cucendo, Cucinando, Dipigendo,
Tessendo, Toccando, O affondandole nella terra, mandano segnali d'amore alla
parte più profonda di te... E la tua anima si calma, Perché le stai prestando
attenzione... Così non ha più bisogno di inviarti dolore per farsi notare.
Muovi le tue mani, mia cara. Inizia a creare con loro, e Tutto dentro di te si
muoverà... Il dolore non sparirà, Ma si trasformerà nella tua più grande opera
d'arte... E non farà più male! Perché avrai imparato a ricamare la sua essenza...
–
Elena Barnabe' tratto
dal libro "Nonna"
Fata incantatrice
vestita di note
scivoli flessuosa
negli abissi
dell’anima
sollevandola dal peso
dell’essere
risvegliandone
la bellezza
addormentata
nei sogni
nascosti
G.G.
Due bellissime poesie
Mi piacciono
le persone inattuali,
quelle capitate qui per caso,
quelle che non hanno paura
di parlare di Dio
e della morte,
che hanno
tristezze improvvise
ma sanno prendere
la gioia
da momenti qualsiasi.
Mi piacciono le persone
che hanno lotte antiche
negli occhi
e la pelle asciutta
e il cuore caldo
come panni al sole.
***
I gatti non sono
mai adirati,
restano miti,
badano alla loro vita
senza pretendere nulla
più di quel che hanno.
C’è amore
nella loro lontananza:
il loro silenzio
è una forma perfetta
di eleganza.
Franco Arminio
canta la sua gioia
e i monti
sorridono
alle carezze amorevoli
del sole
Una girandola di colori
illumina
l’attimo fuggente
G.G.
In questo tempo
la bontà e l’umanità
sono avvolte
da una fitta nebbia nera
Graffi violenti
lacerano anime e corpi
In questo tempo
la gioia si aggrappa
dove può
sugli alberi che ancora rifioriscono
e sugli arcobaleni incantatori
Accoglie lacrime dal cielo
spettatore maestoso
conservando cesti di speranza
In questo tempo
la gioia
è fuggitiva
perché il male la insegue
per farne briciole
carbonizzate
G.G.
L’albero del male
mostra le sue radici tentacolari
che nessuno riesce ad eliminare
ottenebrando la bellezza
della Terra.
Terra,
che, ignara, custodirà
fra le sue materne braccia
indiscriminatamente
le persone che hanno scelto il bene
lasciando al futuro ricordi sublimi
e le persone che hanno scelto il male
lasciando al futuro ricordi maleodoranti.
G.G.
Oggi propongo questa bellissima poesia sul ricordo
Tu non sai il profumo dei ricordi
quando briciole di stelle
scompigliano l’ultimo azzurro
a svelare quell’antico calore
nel chiaroscuro della memoria
Quasi un esile abbaglio
che s’adagia sul cuore
a cercare carezze
nell’eco d’un fiore
che sempre raccolgo
tra sogni gremiti di cielo
- - Lidia Mandracchia -
Piango
per i soldati mandati
ad aggredire i propri simili
Piango
per le loro madri
mogli e figli
Piango
per il male
che sta invadendo il mondo
spargendo il suo veleno
su persone innocenti
e bambini!!!!!
Piango
tanto
assieme
lo so
a tutte le persone
buone
che sperano nel vero bene
della pace.
G.G.
(Alla giornalista russa Anna Politkovskaja assassinata a Mosca nel 2006)
Anche tu avevi un sogno
Sognavi un popolo libero
dalle menzogne del potere
E volevi gridarlo al mondo
il tuo sogno
di verità e giustizia
Ma fosti colpita a morte
sulla porta di casa
perché il tuo grande sogno sublime
intralciava il cammino del male
che tu volevi sconfiggere
con coraggiose denunce
Anche tu avevi un sogno
un sogno meraviglioso
stroncato da un potere
che si crede forte e coraggioso
ed è solo un vile assassino
Ma ancora il tuo sogno rimane
nella tua parola
che continuerà a dissetare
gli esseri ostinati
cercatori di verità e giustizia
senza paura di essere silenziati
G,G,
Bella e condivisibile poesia
Amo la montagna
aspra e spigolosa
amo la collina
dolce e confortante
amo la pianura
così verde e lineare
e amo il mare
tumultuoso, impetuoso
come alcuni momenti
della mia vita.
Amo te, o natura
nella tua complessità
e molteplicità
in tutte le tue forme
e le tue possibilità.
Tu, così semplice
e così complessa
come il mio animo
la parte più intima
del mio essere.
- Piera Maria Chessa -
Nelle guerre (vergogna dell'umanità) non vengono risparmiati neanche i bambini
Come potrò vedere il cielo
se è oscurato
dagli aerei
che sganciano
le bombe?
Come potrò
respirare
se il fumo
degli incendi
soffoca la mia
vita?
Come potrò
ancora essere qua
se non ci sono
più mamma e papà
divorati dal
mostro della guerra?
Non siamo più
bambini
in un mondo che
non ci vuole
fra gente che
non ci dà amore.
Brancoliamo nel
buio delle tenebre,
feriti nel
cuore e nel corpo,
vittime anche
noi della ferocia.
Se solo il
cielo scendesse sulla terra,
se solo una
mano dall'alto si chinasse
ad
accarezzarci, a toglierci questa polvere
fatta d'odio e
di terrore, vedremmo una luce
nelle tenebre,
non saremmo più soli.
Dio, se ci sei,
ascolta la nostra preghiera
che chiede solo
un sentimento
che sembra da
tempo dimenticato,
chiede, invoca urlando un po' d'amore.
- Renzo Montagnoli -
Da La pietà
C’è un vento arrabbiato oggi
che sbeffeggia senza pietà
i miei teneri fiori nei vasi
Li guardo con compassione
piegarsi e storcersi sotto
il suo impeto furioso.
Quanto desidero che se ne vada
in fretta
il mascalzone
lasciando il posto
alla mitezza della brezza
e alle carezze del sole
G.G.
Madre
grazie della vita
con le sue gioie
con i suoi dolori
Grazie della vita
che mi ha indicato il sentiero
verso il paese incantato
e fecondo
della poesia
G.G.
Oggi una bellissima poesia del bravo poeta GAVINO PUGGIONI
Memoria
di Gavino Puggioni
Non dimenticare
tuo padre e tua madre
Non abbandonare
il ricordo di quando
eri bambino,
di quando piangevi,
di quando ti sbattevi
per un giocattolo
mai avuto.
Non dimenticare
dove sei nato,
dove sei cresciuto,
dove ti sei tagliato un dito,
dove giocavi
a dispetto di altri che non potevano.
Non dimenticare
Ricordati di ricordare
Non dimenticare, amico o fratello,
quei luoghi dell'infanzia,
perchè sono quelli
che ti faranno più bello
il futuro.
Da L'arcobaleno in giardino (Magnum, 2004)
Il tempo bello è lontano
Il bel tempo delle speranze
degli affetti scontati
il bel tempo se n’è andato
verso la fine del suo cammino
Incombono giorni nuovi
a scompigliare i pensieri
mentre la pelle annuncia
il suo declino
Il tempo bello è lontano
in fondo all’anima
barbagli di gioie
e d’ illusioni perdute
ma riappare
ad invaghire il cuore
un nuovo mattino
G.G.
Che diritto ha un uomo
di mandarmi a uccidere e a morire?
Ed io perché devo ubbidire?
Lui al sicuro nel suo fortino
io nella trincea supino
sospeso tra la vita e la morte
non è una buona sorte
Che diritto ha un uomo
di mandarmi a uccidere e a morire?
- Giovanna Giordani -
Cari poeti, so che avete fame di significato, e per questo riflettete anche su come la fede interroga la vita. Questo “significato” non è riducibile a un concetto, no. È un significato totale che prende poesia, simbolo, sentimenti. Il vero significato non è quello del dizionario: quello è il significato della parola, e la parola è uno strumento di tutto quello che è dentro di noi. Ho amato molti poeti e scrittori nella mia vita, tra i quali ricordo soprattutto Dante, Dostoevskij e altri ancora. Devo anche ringraziare i miei studenti del Colegio de la Inmaculada Concepción di Santa Fe, con i quali ho condiviso le mie letture quando ero giovane e insegnavo letteratura. Le parole degli scrittori mi hanno aiutato a capire me stesso, il mondo, il mio popolo; ma anche ad approfondire il cuore umano, la mia personale vita di fede, e perfino il mio compito pastorale, anche ora in questo ministero. Dunque, la parola letteraria è come una spina nel cuore che muove alla contemplazione e ti mette in cammino. La poesia è aperta, ti butta da un’altra parte.
Alla luce
di questa esperienza personale, oggi vorrei condividere con voi alcune
considerazioni sull’importanza del vostro servizio.
La prima
vorrei esprimerla così: voi siete occhi che guardano e che sognano. Non
soltanto guardano, ma anche sognano. Una persona che ha perso la capacità
di sognare manca di poesia, e la vita senza poesia non funziona. Noi
esseri umani aneliamo a un mondo nuovo che probabilmente non vedremo appieno
con i nostri occhi, eppure lo desideriamo, lo cerchiamo, lo sogniamo. Uno
scrittore latinoamericano diceva che abbiamo due occhi: uno di carne e l’altro
di vetro. Con quello di carne guardiamo ciò che vediamo, con quello di
vetro guardiamo ciò che sogniamo. Poveri noi se smettiamo di sognare,
poveri noi!
L’artista
è l’uomo che con i suoi occhi guarda e insieme sogna, vede più in profondità,
profetizza, annuncia un modo diverso di vedere e capire le cose che sono sotto
i nostri occhi. Infatti, la poesia non parla della realtà a partire da
princìpi astratti, ma mettendosi in ascolto della realtà stessa: il lavoro,
l’amore, la morte, e tutte le piccole grandi cose che riempiono la vita. Il
vostro è — per citare Paul Claudel — un “occhio che ascolta”. L’arte
è un antidoto contro la mentalità del calcolo e dell’uniformità; è una sfida al
nostro immaginario, al nostro modo di vedere e capire le cose. E in questo
senso lo stesso Vangelo è una sfida artistica. Essa possiede quella carica “rivoluzionaria”,
che voi conoscete bene, ed esprimete grazie al vostro genio con una parola che
protesta, chiama, grida. Anche la Chiesa ha bisogno della vostra
genialità, perché ha bisogno di protestare, chiamare e gridare.
Vorrei
dire però una seconda cosa: voi siete anche la voce delle inquietudini
umane. Tante volte le inquietudini sono sepolte nel fondo del
cuore. Voi sapete bene che l’ispirazione artistica non è solo confortante,
ma anche inquietante, perché presenta sia le realtà belle della vita sia quelle
tragiche. L’arte è il terreno fertile nel quale si esprimono
le “opposizioni polari” della realtà — come le chiamava Romano
Guardini —, le quali richiedono sempre un linguaggio creativo e non rigido,
capace di veicolare messaggi e visioni potenti. Per esempio, pensiamo a quando
Dostoevskij nei Fratelli Karamazov racconta di un bambino, piccolo, figlio di
una serva, che lancia una pietra e colpisce la zampa di uno dei cani del
padrone. Allora il padrone aizza tutti i cani contro il bambino. Lui
scappa e prova a salvarsi dalla furia del branco, ma finisce per essere
sbranato sotto gli occhi soddisfatti del generale e quelli disperati della
madre.
Questa
scena ha una potenza artistica e politica tremenda: parla della realtà di ieri
e di oggi, delle guerre, dei conflitti sociali, dei nostri egoismi
personali. Per citare soltanto un brano poetico che ci interpella. E
non mi riferisco solamente alla critica sociale che c’è in quel
brano. Parlo delle tensioni dell’anima, della complessità delle decisioni,
della contraddittorietà dell’esistenza. Ci sono cose nella vita che, a
volte, non riusciamo neanche a comprendere o per le quali non troviamo le
parole adeguate: questo è il vostro terreno fertile, il vostro campo di azione.
E questo
è anche il luogo dove spesso si fa esperienza di Dio. Un’esperienza che è
sempre “debordante”: tu non puoi prenderla, la senti e va oltre; è sempre
debordante, l’esperienza di Dio, come una vasca dove cade l’acqua di continuo
e, dopo un po’, si riempie e l’acqua straripa, deborda.
È quello
che vorrei chiedere oggi anche a voi: andare oltre i bordi chiusi e definiti,
essere creativi, senza addomesticare le vostre inquietudini e quelle
dell’umanità. Ho paura di questo processo di addomesticamento, perché
toglie la creatività, toglie la poesia. Con la parola della poesia,
raccogliete gli inquieti desideri che abitano il cuore dell’uomo, perché non si
raffreddino e non si spengano. Questa opera permette allo Spirito di
agire, di creare armonia dentro le tensioni e le contraddizioni della vita
umana, di tenere acceso il fuoco delle passioni buone e di contribuire alla
crescita della bellezza in tutte le sue forme, quella bellezza che si esprime
proprio attraverso la ricchezza delle arti.
Questo è
il vostro lavoro di poeti: dare vita, dare corpo, dare parola a tutto ciò che
l’essere umano vive, sente, sogna, soffre, creando armonia e bellezza. È
un lavoro che può anche aiutarci a comprendere meglio Dio come
grande «poeta» dell’umanità. Vi criticheranno? Va bene,
portate il peso della critica, cercando anche di imparare dalla
critica. Ma comunque non smettete di essere originali, creativi. Non
perdete lo stupore di essere vivi.
Dunque:
occhi che sognano, voci delle inquietudini umane; e perciò voi avete anche una
grande responsabilità. E qual è? È la terza cosa che vorrei dirvi:
siete tra coloro che plasmano la nostra immaginazione. Il vostro
lavoro ha una conseguenza sull’immaginazione spirituale delle persone del
nostro tempo. E oggi abbiamo bisogno della genialità di un linguaggio
nuovo, di storie e immagini potenti.
Io pure
sento, vi confesso, il bisogno di poeti capaci di gridare al mondo il messaggio
evangelico, di farci vedere Gesù, farcelo toccare, farcelo sentire
immediatamente vicino, consegnarcelo come realtà viva, e farci cogliere la
bellezza della sua promessa. La vostra opera ci può aiutare a guarire la
nostra immaginazione da tutto ciò che ne oscura il volto o, ancor peggio, da
tutto ciò che vuole addomesticarlo. Addomesticare il volto di Cristo,
mettendolo dentro una cornice e appendendolo al muro, significa distruggere la
sua immagine. La sua promessa invece aiuta la nostra immaginazione: ci
aiuta a immaginare in modo nuovo la nostra vita, la nostra storia e il nostro
futuro. E qui torno a ricordare un altro capolavoro di Dostoevskij,
piccolo ma che ha dentro tutte queste cose: le Memorie dal sottosuolo. Lì
dentro ci sono tutta la grandezza dell’umanità e tutti i dolori dell’umanità,
tutte le miserie, insieme. Questa è la strada.
Cari
poeti, grazie per il vostro servizio. Continuate a sognare, a inquietarvi,
a immaginare parole e visioni che ci aiutino a leggere il mistero della vita
umana e orientino le nostre società verso la bellezza e la fraternità
universale.
Aiutateci
ad aprire la nostra immaginazione perché essa superi gli angusti confini
dell’io, e si apra alla realtà tutta intera, nella pluralità delle sue
sfaccettature: così sarà disponibile ad aprirsi anche al mistero santo di
Dio. Andate avanti, senza stancarvi, con creatività e coraggio!
Vi
benedico.
Francesco
Il re, la cui corona d’oro è luce
fissa dall’alto trono i suoi meschini.
Il mio Re Lo incoronarono di spini
e per trono Gli dettero una croce.
Lo sguardo fisso del re a sé attira
gli sguardi fissati e vicini
Ma più mi fissano, e morte senza carezze,
le palpebre calate di Gesù.
Il re parla, e un suo gesto tutto riempie,
il suono della sua voce tutto trasforma.
Il mio Re morto ha grande maestà:
parla la Verità in quella bocca muta:
le sue mani legate sono la Libertà.
- - Fernando Pessoa –
L’albero in fiore
strega il mio sguardo
e lui non sa
di essere un re
della bellezza
Qui, come nella "civilizzata America", esiste ancora la pena di morte. Ahimè.
E le stelle stanno a guardare...
SAMIRA
A Samira Sambzian Fard *
(Una delle vittime delle crudeli leggi degli ayatollah)
Ora che la morte si china su di me con materna tenerezza
e l'anima accoglie il silenzio
lo ricordo il colore del lago che evaporava al sole
la filigrana di nuvole che si muoveva in chiaroscuro
i falchi fermi nella sospensione del cielo
c'era un vento che negava persino la preghiera
la gestazione del dolore e l'urlo di violenza del suo
sguardo
la cantilena dei salmi, i ferri pesanti, le tempeste
d'insulti
ogni giorno mi imbrigliava la lingua con i suoi ordini
ed io odiavo il naso camuso,la piega oscena del collo
gli scudisci, l'impudicizia di un uomo padrone
quel nero profondo degli occhi, sempre più oscuri e cattivi.
Cercavo la compassione di un Dio che non c'era
che non volse mai il capo all'indietro
anche quando avevo la forza di un fiocco di neve e sentivo
l'ululato del lupo
il rumore dell'angoscia e del niente
e poi mi apprestai a salpare per un mare lontano
le foglie che alzavano vele,il giorno che declinava al
tramonto
l'aria era piena di grida ed io ero solo un silenzio
taciuto,trasparente, affilato
le ombre calavano sul selciato sconnesso
in bocca il sapore di terra e di vento
lontano un lamento di treni,un bagliore di automobili in
fuga
c'era solo un torpore tra le pieghe del buio
sottile come un sentiero a matita,un crepuscolo porpora
la sera che diveniva un lume lontano
me ne andavo nell'azzurro di maggio
pensando alla pioggia che picchiava sui vetri
ai miei figli che sorridevano a stento,alla morte che mi
sfiorava nel buio.
* Impiccata in Iran per avere ucciso il marito
violento che era stata costretta a sposare appena quindicenne.
Torna l’aprile
a rinverdire i prati
e a colorare i giardini
Nelle oasi di pace
giocano e sorridono i bambini
Nei luoghi della guerra
assieme ai grandi
piangono e muoiono
i bambini
- Giovanna Giordani -
il silenzio mi ascolta
e mi ritrovo
nel suo dire discreto
che comprende
non giudica
ed è lieto
di poter offrire
un po’ di consolazione
prima che i rumori della vita
avvolgano
anche questa giornata
Non ci sono figli
da mandare in guerra
non i miei, non i tuoi,
né quelli di nessuno.
La guerra se la facciano da soli
quelli che la invocano a pugni stretti
quelli che disegnano confini sulle mappe
mentre altri scavano fosse.
Scendano loro nel fango
e nella paura, con il cuore stretto dal terrore
senza più scudi umani
senza più giovinezza da sacrificare
agli altari della morte.
I nostri figli hanno mani
per costruire case, per costruire ponti
per stringere altre mani, per abbracciare
- non per imbracciare fucili -
Hanno occhi
per guardare il cielo
non per spegnersi nella polvere.
Basta seppellire la giovinezza
basta madri inchiodate al pianto
basta campi coperti di croci
che non hanno chiesto di essere piantate.
Chi vuole la guerra
ci vada da solo
con il suo nome
la sua carne
la sua condanna.
Ma i figli no
i figli non si toccano
non più.
- Fiorella Giovannelli -
(da “Guerra
e pace” di Leone Tolstoj)
<…Ma la
cosa più importante – Pierre insisteva – è che io, ecco, so, so in modo certo,
che fare del bene è l’unica certa felicità della vita. >
Il profumo della vita
è ineguagliabile e magnifico
sublime
Invade l’aria
e scende
nelle stanze dell’anima
e del cuore
Insegue voli e si espande
senza fare
rumore
- Giovanna Giordani -
Care donne
quanti figli avete regalato
agli uomini della guerra
Nessuna pietà
per il vostro soffrire
dagli uomini
che hanno iniziato la guerra
Quanti figli obbligati a difendersi
dalla violenza omicida dei loro fratelli
comandati da uomini stolti e crudeli
e voi
le madri
ad attendere
chi non ritorna
con il cuore dolorante
e giustificate maledizioni…
- Giovanna Giordani -
Ah, se ci fosse un inventore
che sapesse creare
un vaccino salutare
contro ogni violenza!
Ah, come sarebbe bello
per tale magnifica invenzione
poterlo premiare
- Giovanna Giordani -
Il mio dio non ha voce
ma mi canta
nel cuore
quando guardo
risorgere
il sole
Il mio dio
non ha volto
ma lo vedo
ogni volta
nella luce
degli occhi felici
delle rare persone
buone
e miti
- Giovanna Giordani -
Europa
mito immortale
mirabile creatura
che sempre ti proteggano
i tuoi figli diletti
e il cielo
da chi non ti ama
- Giovanna Giordani -
Nell’armadio del tempo
ripongo i vestiti usati
negli anni passati
Li lascio sull’appendino
con un po’ di nostalgia
poi li saluto
e vado via
- Giovanna Giordani -
Giovane città,
cresciuta in fretta
tra case nuove e asfalto caldo
Una croce si erge
silenziosa, sentinella
di un'anima antica.
Non cerca chiese
né preghiere, solo
un punto fermo
un'ombra amica.
Nel caos di oggi
un simbolo eterno
radice silente
promessa di domani
- Fiorella Giovannelli -
Vorrei parole
Parole aperte
Parole di luce
Parole e levità d’aurore
Parole a zittire questo inquieto vivere
Parole a ripetere il tuo nome
Parole a illudere il tempo e le chimere
Nel morbido affanno di distese di sole
Vorrei parole
Che nel mio grembo
Caparbio di memorie
E muto di note
Mi raccontino un fiore
Che sia per me
Giovane cielo e biondo stupore
Tra vascelli di vermene
E vertigini di viole
Vorrei parole
Parole fragranti di quiete
Parole che volino leggere
A svelarmi lande d’azzurrità inattese.
- Lidia Mandracchia -
E poi mi resterà solo la musica
e una via che mi corre nella mente
un sentiero sul cuore di basalto
ed il profumo aspro di limoni
e gelsomini che addobbano le sere
e un cielo solitario
che mi contorna il capo
con la sua aura d'azzurra tristezza
E no - non avrò lacrime
perché non avrò occhi a contenerle
mentre la musica avvolgerà il mistero
fra suoni che rivelano e non svelano -
- Maria Carmen Lama -
Ucraina
terra lontana
violentata da un potere
malvagio
Per te
versano lacrime
i cuori umani
vicini e lontani
Che un dio buono
ti aiuti
a risorgere
dal male subìto
- Giovanna Giordani -
Dentro agli occhi
la vita gioca ai pensieri
custodisce il tempo concesso
cercando i ricordi più belli
Dentro agli occhi
la luce della speranza
illumina il buio
del dolore
- Giovanna Giordani -
https://secure.avaaz.org/it/petition/VORREI_CHE_IL_DIRITTO_INTERNAZIONALE_SI_ATTIVASSE_AFFINCHE_CESSI_OGNI_GUERRA_NEL_MONDO/?pv=6 Qua...