Quella notte la quiete nel bosco era grande più che mai. La neve copriva tutto con il suo manto luccicante ai raggi della luna. Dai comignoli delle casette degli elfi e delle fate uscivano sottili fili di fumo e le piccole finestre luminose punteggiavano il paesaggio come minuscole lampade.
All’improvviso però l’incanto venne
interrotto da un piagnucolio proveniente dai confini del bosco.
Il primo ad uscire di casa fu elfo
Giacomino (detto anche orecchiofino, proprio perché sentiva i rumori più
lontani). Cercò di capire da dove provenisse quello strano lamento e
s’incamminò per il sentiero a lui noto. Man mano che Giacomino procedeva il pianto
si faceva più forte e così Giacomino cominciò a correre verso quella voce per
capire di chi potesse essere.
Fu così che a un certo punto, sotto un
abete bianco, vide una sagoma raggomitolata su sé stessa. L’elfo si avvicinò e
poté constatare che si trattava di un piccolo bimbo che tremava di freddo e di
paura. Immediatamente Giacomino se lo prese fra le braccia e s’incamminò in
fretta verso la sua capannina. In poco tempo la raggiunse e, accolto dalle
premure della sua compagna Felicita, una fata assai carina, portò subito il
piccolo in un lettino che tenevano sempre a disposizione per eventuali ospiti.
Gli chiesero qual era il suo nome e il
bimbo rispose che si chiamava Amin e che si era perso mentre fuggiva con la
mamma da uomini che volevano fare loro del male.
-
Allora
bisognerà andare in cerca della tua mamma – disse Felicita, - vero Giacomino? –
L’elfo Giacomino non se lo fece ripetere
due volte e cominciò a radunare altri elfi suoi amici invitandoli ad andare con
lui a cercare la mamma di Amin.
Tutti acconsentirono subito (loro hanno un
animo buono e generoso) e tornarono nelle loro casette per equipaggiarsi per
bene contro il freddo pungente.
Erano proprio in tanti, e camminavano in
file ordinate lungo i sentieri che conducevano fuori dal bosco.
Giunti sulla strada asfaltata videro in
lontananza delle nubi salire dalla terra assieme a dei bagliori e tuoni poco
rassicuranti.
Si fermarono e si consultarono sul da
farsi. Mentre ognuno suggeriva i propri consigli videro giungere nella loro
direzione una donna che sembrava fuggire disperata da quel luogo così cupo.
Man mano che ella si avvicinava quegli
abitanti del bosco la udirono invocare a gran voce il nome di Amin.
-
È
la sua mamma – disse Giacomino - dobbiamo condurla dal suo bambino.
Tutti gli elfi si avvicinarono dunque alla
donna e la invitarono a seguirli dopo averle raccontato del ritrovamento del
bambino. Lei accolse subito il loro invito e li seguì colma di speranza.
Quando il piccolo Amin vide la sua mamma
entrare nella casetta di Giacomino le corse incontro e, abbracciatala,
cominciarono ambedue a piangere di gioia .
Fata Felicita iniziò a cucinare dei
manicaretti che solo lei sapeva fare e così tutti furono rifocillati e
riscaldati nell’accogliente capanna. Fuori la neve iniziò a scendere con la sua
consueta grazia, accompagnata dal suono dolce di una musica lontana.
Il bosco ritrovò così la sua quiete
assieme ai suoi fantastici abitanti felici di aver dato riparo a chi ne aveva
avuto bisogno.
Ma proprio quella sera gli elfi dovevano
andare ad un raduno molto importante dal loro amico Babbo Natale poiché, come
tutti gli anni, lo aiutavano a preparare i doni da consegnare ai bambini nel
mondo. Gli raccontarono così del piccolo Amin e Babbo Natale li lodò per la
loro buona azione. Subito il nonno più famoso del mondo preparò un bellissimo
regalo per Amin e tutti assieme si recarono alla capanna di Giacomino. A questo
punto è inutile dire che quella notte sopra la capanna di Giacomino e Felicita
brillava la stella della felicità.
Giovanna Giordani
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